EvdCon l’approvazione ufficiale da parte della Conferenza Stato-Regioni, il progetto delle CdC entra nella sua fase attuativa. Le nuove indicazioni operative, destinate a ridefinire l’organizzazione dell’assistenza territoriale, delineano un modello che coinvolge direttamente i medici di medicina generale (Mmg), chiamati a svolgere attività oraria all’interno delle strutture territoriali secondo il nuovo assetto del ruolo unico di assistenza primaria. Si tratta di un passaggio istituzionale rilevante, che traduce in pratica quanto previsto dal decreto ministeriale (Dm) 77/2022 e dall’Accordo collettivo nazionale (Acn) del 4 aprile 2024. Ma se da un lato il piano promette maggiore accessibilità, integrazione multiprofessionale e continuità assistenziale h24, dall’altro solleva dubbi e tensioni all’interno della categoria. Molti Mmg guardano con preoccupazione alla trasformazione del proprio ruolo, temendo una progressiva perdita di autonomia, un aumento della burocratizzazione e una ridefinizione del rapporto fiduciario con il paziente.
Il nuovo Acn infatti introduce il ruolo unico come assetto definitivo per i nuovi incarichi a partire dal 2025, con obbligo di attività oraria e presenza nelle CdC. È quindi un’evoluzione normativa significativa rispetto all’Acn precedente, che aveva già avviato il processo di riforma, ma senza definire compiutamente il nuovo modello operativo.
Le attività orarie che i medici del ruolo unico saranno chiamati a svolgere nelle CdC hub e spoke sono dettagliate e strutturate. Il principio guida è quello dell’assistenza di prossimità, con l’obiettivo di garantire servizi omogenei, accessibili e integrati. Le CdC diventano il fulcro di una rete territoriale che comprende aggregazioni funzionali territoriali (Aft), ospedali di comunità, centrali operative territoriali (Cot) e altri attori del welfare locale. Il modello si ispira al Chronic care model e alla logica “One Health”, con un approccio sistemico e multiprofessionale.
Le CdC Hub ospiteranno le Unità complesse di cure primarie (Uccp), dove medici convenzionati e dipendenti, infermieri, ostetriche, odontoiatri e assistenti sociali opereranno in équipe. Le aft saranno funzionalmente collegate alle CdC/uccp, anche attraverso sistemi informatici condivisi per la gestione clinica e organizzativa.
Dal 2025, tutti i nuovi incarichi saranno assegnati con obbligo di attività oraria, modulata in base al numero di assistiti, e con apertura dello studio per l’acquisizione di scelte. I medici già titolari potranno transitare volontariamente, in base alle necessità assistenziali. Il medico del ruolo unico dovrà garantire accesso alla popolazione sette giorni su sette, h24, operando sia in studio che nelle CdC.
Le attività orarie saranno svolte da medici non massimalisti, da neo-convenzionati e da titolari di incarico orario. Le CdC Hub prevedono presenza medica h24, mentre le Spoke h12 sei giorni su sette. Le prestazioni ambulatoriali includeranno visite, prescrizioni, gestione di pazienti complessi e assistenza a turisti e non residenti. L’accesso potrà avvenire tramite il numero unico europeo 116117 o per autopresentazione.
Il nuovo Acn supera il concetto tradizionale di continuità assistenziale notturna e festiva, integrando l’attività oraria nelle sedi territoriali. Le CdC diventano il punto di riferimento per bisogni non differibili, con possibilità di sedi aggiuntive nelle aree interne. Al termine dell’attività, il medico dovrà garantire la continuità con il curante, annotando la valutazione nella scheda sanitaria individuale.
Un altro pilastro del modello approvota dalle Regioni è la presa in carico della cronicità e della fragilità, con attività programmate in équipe e azioni di sanità pubblica e promozione della salute. La stratificazione della popolazione per intensità di bisogno dovrebbe consentire interventi mirati e ridurre la domanda assistenziale.
Gli ambulatori saranno dotati di strumentazioni compatibili con la piattaforma nazionale di telemedicina e con il Fascicolo sanitario elettronico (Fse). I sistemi informatici garantiranno la registrazione delle prestazioni, la condivisione dei dati e il teleconsulto. La formazione prevista include corsi bls-d e addestramento all’uso delle apparecchiature diagnostiche.
Tuttavia, il nuovo assetto delineato non è privo di criticità. All’interno della rappresentanza sindacale si registrano divisioni profonde. Alcune sigle vedono nel ruolo unico un’opportunità di evoluzione professionale, altre temono una deriva verso la subordinazione, con perdita di autonomia e aumento della burocratizzazione. Il tema delle cooperative e della gestione delle Aft da parte di soggetti esterni solleva interrogativi sulla trasparenza e sull’effettiva tutela della professione.
Le nuove indicazioni delineano un cambiamento radicale, che potrebbe ridefinire il ruolo del Mmg nei prossimi anni,m a senza l’emanazione dell’Atto di Indirizzo nazionale sulla Medicina generale, il quadro resta incompleto: una cornice senza contenuto. Nel frattempo però tra i Mmg, il documento regionale riaccende il timore di una trasformazione in senso subordinato e di una progressiva erosione dell’autonomia professionale.