Assistenza Alzheimer, è caos normativo
Il problema non è solo economico, ma normativo. Manca una legge che definisca con precisione la competenza della retta per l’accoglienza in struttura residenziale di anziani non autosufficienti affetti da Alzheimer — o che sviluppano la malattia durante la degenza. “Sentenze discordanti e ricorsi continui stanno mettendo in difficoltà le strutture, spingendole a chiudere i nuclei Alzheimer o a rinunciare allo sviluppo dei servizi per le demenze”, denuncia Massi.
Le Rsa associate a Uneba sono in allarme: senza una norma chiara, non è definito chi debba sostenere il costo del lavoro quotidiano di operatori sociosanitari, infermieri, educatori e fisioterapisti. “Il sistema sanitario nazionale? Il malato? Non spetta a noi dirlo — ma senza regole certe, gli unici a essere pagati con sicurezza saranno gli avvocati”, sottolinea il presidente. Il rischio è concreto: molte strutture, soprattutto quelle non profit, potrebbero non essere più in grado di garantire continuità assistenziale.
Lo scenario è preoccupante anche sul piano demografico. “Entro il 2050, le persone affette da demenza in Italia saranno oltre 2 milioni, il doppio di oggi. Se chiudono le strutture, chi si prenderà cura dei più fragili?”, si chiede Massi, rivolgendosi direttamente alle famiglie, che saranno le prime a subire le conseguenze di un sistema paralizzato.
L’appello finale è alla Conferenza Stato-Regioni e alla politica nazionale: “Serve concretezza. Un testo era stato avviato in Commissione Sanità del Senato, ma è stato bloccato. Non possiamo arrivare alla prossima Giornata Alzheimer, nel 2026, ancora ad aspettare. Sarebbe troppo tardi”.