EvdLa sanità pubblica italiana cresce, ma non decolla. Secondo l’Annuario Statistico 2025 della Ragioneria Generale dello Stato, la spesa sanitaria nel 2024 ha registrato un incremento rispetto all’anno precedente, pur mantenendo un ritmo più contenuto rispetto agli anni dell’emergenza pandemica. L’incidenza sul Pil è scesa al 6,4%, contro il 7,4% del 2020: un segnale di riequilibrio, ma anche di nuove sfide.
Il dato più allarmante riguarda la disomogeneità territoriale. La spesa pro capite varia sensibilmente da regione a regione: Bolzano supera i 2.400 euro per abitante, mentre la Calabria si colloca ben al di sotto. Un’Italia divisa, dove l’accesso ai servizi sanitari dipende ancora troppo dalla geografia.
La composizione della spesa conferma un’impostazione ospedalocentrica: oltre il 45% delle risorse è destinato agli ospedali e al personale, mentre la medicina generale, la prevenzione e l’assistenza territoriale continuano a ricevere una quota marginale. Per i Mmg, questo si traduce in una persistente sottovalutazione del ruolo strategico della medicina di prossimità, nonostante le promesse di riforma.
I fondi del Pnrr hanno avviato progetti di digitalizzazione, telemedicina e rafforzamento della rete territoriale, ma l’attuazione concreta è rallentata da ostacoli strutturali: burocrazia complessa, carenza di personale tecnico e sanitario, e difficoltà gestionali che rischiano di vanificare gli investimenti.
Sul fronte finanziario, otto regioni sono in piano di rientro, tre delle quali commissariate. La compartecipazione statale non basta a colmare il divario tra fabbisogno e risorse disponibili, costringendo molte amministrazioni a tagli che penalizzano l’offerta sanitaria locale.
Per i Mmg, il quadro che emerge è chiaro: la sanità pubblica resta un pilastro del bilancio nazionale, ma senza una strategia che metta al centro il territorio, l’equità e la prevenzione, il rischio è quello di continuare a rincorrere l’emergenza, anziché costruire una medicina del futuro.