Secondo una recente indagine condotta da Trustpilot, piattaforma globale indipendente specializzata in recensioni online, il 78% degli italiani si rivolge a strutture private per evitare i tempi di attesa troppo lunghi del pubblico. La possibilità di scegliere il professionista (34%) e la percezione di maggiore affidabilità (24%) sono ulteriori fattori che orientano la scelta. Ma a pesare è soprattutto la reputazione online: il 79% legge recensioni prima di decidere, e il 77% preferisce strutture trasparenti e recensite.
Questi dati sembrano indicare una crescente consapevolezza e capacità di scelta da parte dei pazienti. Tuttavia, il quadro si complica se si osservano i dati del Rapporto annuale 2025 dell’Istat: nel 2024, il 9,9% degli italiani ha rinunciato a visite o esami specialistici, principalmente per le lunghe liste d’attesa e per l’impossibilità di sostenere i costi delle prestazioni. Un dato in crescita rispetto al 7,5% del 2023 e al 6,3% del periodo pre-pandemico, che l’Istat attribuisce all’aggravarsi delle difficoltà di prenotazione.
La conciliazione tra questi due dati rivela una frattura profonda: mentre una parte della popolazione riesce a bypassare le criticità del sistema pubblico rivolgendosi al privato, un’altra parte resta esclusa, rinunciando a prestazioni spesso vitali per la prevenzione e la cura. La reputazione online diventa così un criterio di selezione per chi può scegliere, ma non risolve il problema strutturale dell’accesso universale alle cure.
In questo scenario, la sanità pubblica appare sempre più sotto pressione, con il rischio di accentuare le disuguaglianze. La fiducia verso il privato cresce, ma non può sostituire il ruolo del sistema pubblico come garante del diritto alla salute. I dati Trustpilot mostrano che la trasparenza e la qualità percepita sono leve strategiche per le strutture private, ma il dato Istat richiama l’urgenza di interventi sistemici per garantire equità e accessibilità.
A.S.