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Tra le novità presentate al congresso della Società europea di cardiologia (Esc), tenutosi recentemente a Londra, particolare attenzione hanno fatto riscontrare anche gli studi che presentano nuove potenziali opportunità terapeutiche per patologie attualmente di difficile gestione. Una di queste è l’insufficienza cardiaca in fase iniziale, situazione clinica in continua crescita a causa soprattutto dell’invecchiamento della popolazione. Se non adeguatamente trattato, lo scompenso cardiaco è la principale causa di ricovero negli ultrasessantacinquenni, quindi una problematica di crescente rilievo nella nostra società.

In questo contesto, lo studio Finearts-Hf, pubblicato anche sul New England Journal of Medicine, ha mostrato come un farmaco attualmente utilizzato per la malattia renale cronica nei pazienti con diabete di tipo 2, sia in grado di ridurre il rischio di peggioramento e di morte cardiovascolare nei soggetti con insufficienza cardiaca a frazione di eiezione leggermente ridotta o conservata. Si tratta di finerenone, nuovo composto non steroideo, che agisce bloccando il recettore dell'aldosterone prevenendo la ritenzione di sodio e la fibrosi miocardica senza causare un aumento significativo dei livelli di potassio.

Lo studio

Gli antagonisti del recettore mineralcorticoide steroideo (Mra) come finerenone hanno dimostrato benefici nello scompenso cardiaco (Hf) con frazione di eiezione ridotta, ma la loro efficacia nelle forme con frazione di eiezione ancora sostanzialmente conservata non era stata finora stabilita in modo conclusivo.

Il trial di fase III Finearts-Hf, randomizzato e in doppio cieco, ha coinvolto più di 6000 persone, provenienti da 37 paesi, con insufficienza cardiaca a frazione di eiezione leggermente ridotta o conservata. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: trattati con finerenone (fino a 40 mg die in base al tasso di filtrazione glomerulare stimato al basale) o placebo.

La frazione di eiezione ventricolare sinistra (Lvef) media era del 53%, la maggior parte aveva scompenso cardiaco di classe Nyha II (69%) e il 20% è stato coinvolto nello studio entro 7 giorni da un evento di peggioramento della patologia.

In una mediana di 32 mesi, il finerenone ha ridotto significativamente del 16% l'endpoint primario (un composito di eventi di peggioramento di scompenso cardiaco e morte cardiovascolare), con 1.083 eventi nel gruppo finerenone e 1.283 nel gruppo placebo (RR: 0.84; p=0.007). È stata osservata una significativa riduzione degli eventi totali di peggioramento dell’Hf con finerenone rispetto al placebo (842 vs. 1.024 eventi; RR 0.82; p=0.006), mentre la mortalità cardiovascolare è stata ridotta ma non significativamente nel braccio finerenone (HR 0.93).

I risultati sono stati coerenti in tutti i gruppi prespecificati e indipendentemente dal fatto che i pazienti utilizzassero già gliflozine, unica opzione di trattamento con una forte raccomandazione delle linee guida per questa forma di scompenso cardiaco, suggerendo come questo farmaco potrebbe candidarsi tra quelli che possono contribuire a gestirla sempre più efficacemente.