Il dato relativo alla sovrapponibile efficacia di un trattamento breve è emerso dagli studi presentati a Vienna al Congresso Europeo di Radioterapia Oncologica (Estro, Vienna 2-6 maggio 2025) che ha visto riuniti i maggiori esperti della disciplina. Due importanti studi clinici a lungo termine, Hypo-Rt-Pc e Fast-Forward, riguardanti rispettivamente le neoplasie della prostata e della mammella, dimostrano che ridurre la durata del trattamento radioterapico non compromette i risultati clinici e migliora sensibilmente la qualità di vita dei pazienti.
“I risultati emersi rappresentano un potenziale cambio di paradigma nel trattamento di alcuni tumori grazie alla radioterapia. Il regime ridotto, più breve e ben tollerato, si configura come una nuova opzione terapeutica, con benefici clinici e organizzativi per pazienti, caregiver e sistemi sanitari. Questi studi – spiega Marco Krengli, Presidente Airo (Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia Clinica) - cambiano la pratica clinica verso trattamenti più brevi, efficaci e sostenibili. Le implicazioni sono rilevanti, non solo per la salute dei pazienti, che possono tornare più rapidamente alla vita quotidiana, ma anche per il sistema sanitario, grazie alla riduzione dei costi e all’ottimizzazione delle risorse. La radioterapia si conferma così una strategia curativa solida e in continua evoluzione, capace di rispondere con efficacia alle esigenze cliniche e umane dei pazienti”.

Nel cancro prostatico 2,5 settimane equivalenti a 8 settimane
Nel caso del tumore della prostata, lo studio Hypo-Rt-Pc ha coinvolto oltre 1.200 uomini con malattia a rischio intermedio e alto. I dati, raccolti su un follow-up di 10 anni, mostrano che una radioterapia curativa somministrata in sole 2,5 settimane è altrettanto efficace, in termini di controllo del tumore e tossicità, rispetto al trattamento standard di 8 settimane.

Tumore mammario: 5 sedute vs 15 danno medesimi risultati dopo 10 anni
Anche per le pazienti con carcinoma mammario, lo studio Fast-Forward ha evidenziato risultati sovrapponibili tra la radioterapia effettuata in 5 giorni e quella, oggi considerata convenzionale, in 15 sedute: dopo 10 anni non si registrano differenze significative in termini di recidive, sopravvivenza o effetti collaterali.

Con la riduzione della dose migliorano gli effetti collaterali
Per la prima volta in oltre 25 anni, un altro studio pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology (1) (Plato-Act), mette in discussione lo standard di dose nella radio chemioterapia del tumore anale in stadio iniziale. I dati, suggeriscono che una radioterapia a intensità modulata e dose ridotta può offrire tassi di controllo loco-regionale e comparabili – e in alcuni casi superiori – a quelli del trattamento standard, ma con minori effetti collaterali a lungo termine e migliore recupero delle funzioni alterate dalla radioterapia.

Bibliografia
https://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(25)00213-X/fulltext