L’aggiunta di chemioterapia, a base di pemetrexed e sali di platino, a osimertinib, inibitore della tirosin-chinasi Egfr (Tki) di terza generazione, ha prodotto un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante dell’endpoint secondario di sopravvivenza globale (Os) rispetto allo standard di cura osimertinib in monoterapia nel trattamento di prima linea dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (Nsclc) localmente avanzato o metastatico e mutazioni del recettore del fattore di crescita epidermico (Egfrm). Si tratta dei principali risultati dello studio di Fase III Flaura2, presentati nell’ambito della Conferenza Mondiale sul Tumore del Polmone (Wclc) 2025 dell’International Association for the Study of Lung Cancer – Iaslc a Barcellona (Spagna) (abstract #PL02.04).
All’analisi di sopravvivenza globale, osimertinib più chemioterapia ha dimostrato una Os mediana di quasi quattro anni (47.5 mesi) rispetto a circa 3 anni (37.6 mesi) per osimertinib monoterapia. Al 57% della maturità dei dati, i risultati hanno mostrato che osimertinib più chemioterapia ha ridotto il rischio di morte del 23% rispetto a osimertinib in monoterapia (rapporto di rischio [Hr] 0.77; intervallo di confidenza [Ci] al 95% 0.61-0.96; p=0.0202). Una percentuale stimata del 63.1% dei pazienti trattati con la combinazione era viva a tre anni e il 49.1% dei pazienti era vivo a quattro anni rispetto al 50.9% e 40.8%, nel braccio di monoterapia. Il beneficio di Os osservato con osimertinib più chemioterapia rispetto a osimertinib in monoterapia è risultato confermato nei sottogruppi predefiniti. I pazienti nel braccio di controllo alla progressione hanno ricevuto lo standard di cura, compresa la chemioterapia, a conferma della rilevanza dei risultati di Os. 
“L’obiettivo fondamentale del trattamento del tumore del polmone in stadio avanzato è prolungare la sopravvivenza, preservando la qualità di vita dei pazienti – spiega Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano e Presidente di Aiot (Associazione Italiana di Oncologia Toracica) -. Nello studio Flaura2, i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule e mutazione di Egfr hanno raggiunto una sopravvivenza globale mediana di quasi 4 anni con osimertinib in combinazione con chemioterapia rispetto a circa 3 anni con il solo osimertinib. Siamo di fronte alla più lunga sopravvivenza ottenuta nel setting avanzato di prima linea”. “Nel 2023, sempre alla Conferenza mondiale sul tumore del polmone – continua il Prof. de Marinis -, erano stati presentati i risultati dello studio Flaura2 relativi alla sopravvivenza libera da progressione di malattia, in cui la combinazione aveva mostrato un vantaggio di quasi 9 mesi in più. I dati sulla sopravvivenza globale consolidano ulteriormente il valore della combinazione, che potrà costituire un’ulteriore opzione terapeutica accanto a osimertinib in monoterapia, che già rappresenta il trattamento standard per questi pazienti. Con due opzioni molto efficaci a base di osimertinib, i clinici possono personalizzare al meglio il trattamento, adeguandolo alle esigenze di ciascun paziente”.
“Nel 2024, in Italia, sono stati stimati circa 45mila nuovi casi di tumore del polmone. L’80% delle diagnosi avviene in fase avanzata, da qui l’importanza di opzioni terapeutiche sempre più efficaci – afferma Silvia Novello, Presidente di Women Against Lung Cancer in Europe – Walce, Direttore Oncologia Medica all’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano e Ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Torino -. La gestione del paziente con carcinoma polmonare metastatico è complessa e richiede un approccio multidisciplinare, personalizzato in base alle caratteristiche molecolari e cliniche del paziente. La mutazione del gene Egfr è presente in circa il 15% dei casi di carcinoma polmonare non a piccole cellule, soprattutto nei non fumatori. Si tratta di una ‘firma molecolare’, fondamentale per la scelta della terapia personalizzata”.
“I risultati significativi dello studio Flaura2 costituiscono un traguardo rilevante per tutti i pazienti colpiti da tumore del polmone non a piccole cellule con mutazione di Egfr – continua la Prof.ssa Novello -. È importante che la combinazione di osimertinib più chemioterapia sia accessibile ai pazienti del nostro Paese il prima possibile, affinché ne possano beneficiare in termini di sopravvivenza, ma anche di sicurezza e tollerabilità, elementi fondamentali per la qualità di vita dei pazienti”.
Osimertinib (Astrazeneca) è un Egfr-Tki di terza generazione irreversibile con un beneficio clinico comprovato nel Nsclc, anche a livello delle metastasi a carico del sistema nervoso centrale. Osimertinib (in compresse orali da 40mg e da 80mg) è stato utilizzato per il trattamento di più di un milione di pazienti in varie indicazioni in tutto il mondo e AstraZeneca continua a valutarlo come trattamento per i pazienti con Nsclc Egfrm nei diversi stadi di malattia.
È approvato in monoterapia in più di 120 Paesi tra cui Stati Uniti, Unione Europea, Cina e Giappone. Le approvazioni comprendono il trattamento di prima linea dei pazienti con Nsclc localmente avanzato o metastatico con mutazione di Egfr, Nsclc localmente avanzato o metastatico e mutazione di Egfr T790M, trattamento adiuvante di pazienti con Nsclc Egfrm in stadio precoce, e Nsclc localmente avanzato non resecabile in seguito a radio-chemioterapia (Crt) a base di platino. Osimertinib è inoltre approvato in combinazione con chemioterapia in più di 80 Paesi, tra cui Stati Uniti, Unione Europea, Cina e Giappone, per il trattamento di prima linea dei pazienti con Nsclc Egfrm localmente avanzato o metastatico.
È attualmente l’unica terapia mirata che ha dimostrato di migliorare i risultati dei pazienti in tutti gli stadi della malattia.