
Per rispondere a questa esigenza sistemica, è stato elaborato il consensus paper "Therapeutic adherence in inflammatory bowel disease: user guide from a multidisciplinary modified Delphi consensus", una guida pratica essenziale rivolta ai clinici e ai pazienti.
Questo documento, frutto di un percorso collaborativo strutturato che ha coinvolto non solo clinici esperti in Mici, ma anche uno psicologo e rappresentanti dei pazienti (Amici onlus), propone raccomandazioni operative (riassunte in 12 statement validati).
“Dietro ogni terapia ci sono storie di vita, scelte quotidiane, sfide silenziose. I pazienti ci raccontano quanto possa essere complesso seguire una cura in modo continuativo, soprattutto quando si è soli, anziani o alle prese con più patologie. Non è solo una questione clinica, ma profondamente umana: aderire a una terapia significa credere in un futuro possibile, sentirsi accompagnati, avere fiducia. Per questo, dobbiamo costruire percorsi che vadano oltre la prescrizione, capaci di mettere davvero la persona al centro, ascoltandone le esigenze, rispettandone i limiti, valorizzandone le risorse. È in questa alleanza, tra medico e paziente, tra scienza e umanità, che si gioca la vera efficacia di ogni cura.” – ha affermato Salvo Leone, Direttore Generale di Amici Italia.
L'obiettivo primario è facilitare l'aderenza, promuovendo un approccio clinico più personalizzato, efficace e sostenibile nella gestione delle Mici.
Per la medicina generale, è cruciale l'identificazione precoce dei pazienti a rischio, analizzata nel confronto strutturato tra i 33 gastroenterologi italiani. I dati di una survey condotta su oltre 800 pazienti hanno chiaramente evidenziato i profili di rischio che richiedono maggiore attenzione nel contesto assistenziale primario: l'età avanzata, la fragilità fisica e la mancanza di una rete di supporto. Rafforzare l'alleanza terapeutica con questi pazienti vulnerabili è l'obiettivo centrale per migliorare l’efficacia delle cure croniche.
“La scarsa aderenza terapeutica è un problema spesso sottovalutato, ma con conseguenze cliniche e sociali estremamente rilevanti. È strettamente correlata alla progressione della malattia, all’aumento delle riacutizzazioni e, di conseguenza, a un peggioramento significativo della qualità della vita dei pazienti e questo è confermato da ciò che la survey ha raccolto” - dichiara il Prof. Alessandro Armuzzi, Responsabile dell'Unità Operativa Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali dell'Irccs Istituto Clinico Humanitas di Milano. “Le evidenze raccolte indicano chiaramente che un approccio centrato sul paziente, che tenga conto delle sue esigenze reali, è fondamentale per migliorare l’aderenza e, di conseguenza, l’efficacia complessiva del percorso terapeutico. Non si tratta solo di curare la malattia, ma di costruire un percorso sostenibile, condiviso e realmente accessibile.”
L’impatto psicologico: comunicare per curare
La comunicazione tra medico e paziente si conferma una leva essenziale per migliorare l’aderenza. Il consensus evidenzia che il supporto psicologico può migliorare l’aderenza fino al 30% e ridurre del 40% le riacutizzazioni, migliorando quindi l’efficacia complessiva del percorso terapeutico e la qualità della vita. Inoltre, una comunicazione chiara, empatica e personalizzata favorisce la comprensione da parte del paziente delle indicazioni mediche e rafforza la fiducia nel percorso di cura.
Le strategie di successo per migliorare l’aderenza includono non solo la semplificazione dei regimi terapeutici, ma anche l’attenzione ai fattori legati allo stile di vita, il supporto motivazionale e interventi comportamentali che aiutano i pazienti a integrare la terapia nella loro vita quotidiana.
“Il comportamento del paziente, il suo stile di vita e la percezione soggettiva della malattia rappresentano elementi chiave nel percorso terapeutico. Per questo motivo, il medico non può limitarsi a prescrivere cure, ma deve costruire, insieme col team sanitario, un’alleanza terapeutica fondata sull’ascolto attivo, sull’empatia e su una comunicazione personalizzata. È fondamentale adattare il linguaggio e l’approccio in base all’età del paziente, al suo livello di comprensione e ad eventuali difficoltà cognitive, ed assicurare il supporto psicologico quando necessario. Solo così si può favorire l’adesione alla terapia e migliorare realmente la qualità della cura” – ha spiegato il Dr. David Lazzari, Direttore Uoc Psicologia – Azienda Ospedaliera di Terni, Past President del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi.
Bibliografia
Dal Buono A, et al. Therapeutic adherence in inflammatory bowel disease: User guide from a multidisciplinary modified Delphi consensus. ScienceDirect.com. 2025 07; 57 (7): 1404 – 1410. doi.org/10.1016/j.dld.2025.04.032