L’Aifa ha riconosciuto la rimborsabilità di una nuova terapia orale a doppia azione per il trattamento di un sottotipo specifico di tumore della prostata. Si tratta, come ribadito a Milano nel corso di una recente conferenza stampa, di una compressa a base di niraparib e abiraterone acetato, somministrata in associazione con predniso(lo)ne indicata per il trattamento di pazienti adulti affetti da tumore della prostata metastatico e resistente alla castrazione (mCrpc) che presentano mutazioni Brca 1/2 (sia germinali che somatiche) e per i quali la chemioterapia non è clinicamente indicata.
Il tumore della prostata è una patologia con numeri in aumento: in Italia, sono circa 485.000 le persone che convivono con una pregressa diagnosi, e solo nel 2024 si sono contati circa 40.000 nuovi casi. Nonostante l'alta incidenza, grazie ai continui progressi della ricerca scientifica, questa malattia rappresenta la terza causa di mortalità oncologica.
La fase mCrpc rimane una malattia aggressiva, con esiti negativi e prognosi sfavorevoli, specialmente in presenza di mutazioni dei geni Brca1/2. Queste alterazioni genetiche della riparazione mediante ricombinazione omologa (HRR) riguardano il 10-15 per cento dei casi.
La terapia sfrutta un meccanismo d'azione combinato. Il farmaco agisce come un inibitore di Parp (niraparib) e allo stesso tempo come inibitore della biosintesi degli androgeni (abiraterone acetato). In sostanza, la compressa sfrutta le caratteristiche di entrambe le molecole, impedendo alle cellule tumorali di riparare il Dna e, allo stesso tempo, bloccando la produzione di testosterone, necessario alle cellule tumorali per crescere.
Test genetici fondamentali
L'identificazione delle mutazioni Brca 1/2 è cruciale per indirizzare i pazienti verso questo trattamento mirato. Elena Verzoni, dirigente medico dipartimento di Oncologia genito-urinaria e programma prostata presso la fondazione Irccs, Istituto nazionale dei tumori di Milano: “Quando ci troviamo davanti a un paziente con carcinoma prostatico metastatico, il test Brca è uno step fondamentale. È importante che venga eseguito tempestivamente in tutti i pazienti in quanto l’identificazione di varianti nei geni Brca permette non solo di indirizzare la scelta terapeutica più adatta, ma anche di intraprendere un percorso di consulenza oncogenetica nei familiari per identificare i portatori ad alto rischio. Questo approccio può portare a una reale personalizzazione del percorso terapeutico di questi pazienti”.
La valutazione da parte dell'Aifa che ha portato al rimborso si è basata sui risultati dello studio di fase 3 Magnitude. In questo studio, la combinazione di niraparib e abiraterone acetato ha dimostrato un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione radiografica (rPFS), l'endpoint primario, rispetto al solo standard terapeutico (abiraterone e predniso(lo)ne) nei pazienti con mcrpc non trattati e con mutazioni Brca1/2. In particolare, la nuova combinazione ha prodotto una riduzione statisticamente significativa del rischio di rPFS del 45 per cento nei pazienti con mutazioni del gene Brca1/2.
Prospettive future
L'impegno nella ricerca continua. Il farmaco è infatti in fase avanzata di studio anche per il trattamento di pazienti adulti con carcinoma prostatico metastatico sensibile agli ormoni (mHspc) Hrr-positivi. A supporto di ciò, Johnson & Johnson ha sottomesso la richiesta di estensione di indicazione all’Ema a luglio di quest'anno. I dati a sostegno provengono dallo studio di fase 3 Amplitude, che ha evidenziato benefici clinici nel ritardare sia la progressione del cancro che il peggioramento dei sintomi rispetto all'attuale standard di cura. Lo studio Amplitude è anche il primo a valutare l'efficacia della combinazione di un inibitore di Parp e di un inibitore della via del recettore degli androgeni in questa popolazione di pazienti.
Marco Maruzzo, direttore dell’Uoc Oncologia 3, Irccs, Istituto oncologico veneto: “I risultati dello studio Amplitude costituiscono un ulteriore tassello fondamentale nel trattamento di questa neoplasia, che ci permetterà di offrire ai pazienti con mHspc con mutazioni Hrr un’alternativa terapeutica specificamente mirata alla biologia sottostante della malattia stessa, con una chiara efficacia e con un profilo di tollerabilità favorevole”.
Questa innovazione non solo apre nuove possibilità terapeutiche, ma enfatizza quanto la medicina di precisione sia ormai una realtà clinica comprovata.
Alessandra Baldini, direttrice medica Johnson & Johnson innovative medicine Italia: “L’arrivo in Italia della compressa a doppia azione a base di niraparib e abiraterone acetato non solo è la riprova del nostro costante impegno, ma sottolinea anche il valore della medicina di precisione, ormai vero e proprio caposaldo della ricerca e sviluppo di Johnson & Johnson. Medicina di precisione, tuttavia, non significa solo effettuare i test genetici, laddove necessario, ma è anche costruire un percorso terapeutico personalizzato affinché tutti i pazienti ricevano il trattamento più giusto e più efficace, cucito sui bisogni di ciascuno”.