L'alimentazione è un fattore cruciale che può determinare la differenza tra un invecchiamento in salute e il declino fisico e cognitivo. Secondo recenti studi illustrati durante il Congresso Nazionale della Sinuc (Società Italiana di Nutrizione Clinica), l’approccio nutrizionale è sempre più centrale nella prevenzione del declino funzionale e cognitivo, specialmente con l'invecchiamento della popolazione. L'alimentazione è un fattore cruciale che può determinare la differenza tra un invecchiamento in salute e il declino fisico e cognitivo.
Una dieta ricca di proteine e nutrienti essenziali, ma povera di calorie e zuccheri, rappresenta l'arma più efficace per contrastare la perdita di massa muscolare e densità ossea. Questo regime alimentare può ridurre significativamente il rischio di cadute, patologie legate all'età e demenza.
La dieta non funge solo da carburante per il corpo, ma anche da protezione per il cervello, poiché sia i meccanismi programmati dell'invecchiamento che i processi stocastici sono influenzati dalla nutrizione. Di contro, diete malsane – come quelle ricche di grassi e le diete occidentali – accelerano l'invecchiamento cellulare, esacerbano lo sviluppo di malattie legate all'età e accorciano la durata della vita.
Una scoperta di fondamentale importanza riguarda l'impatto della nutrizione sull'invecchiamento cerebrale. Studi dimostrano che lo sviluppo di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, malattie neurodegenerative, deterioramento cognitivo e demenza può essere rallentato o addirittura prevenuto da regimi nutrizionali come la dieta mediterranea. La dieta mediterranea e quella vegetariana (con un adeguato apporto proteico da fonti vegetali) sono modelli alimentari efficaci per raggiungere gli obiettivi di una dieta super Green, ricca di alimenti vegetali e povera di zuccheri, ideale per gli adulti over 65.
Per preservare i muscoli, essenziali per una lunga vita, le raccomandazioni standard sull'apporto proteico potrebbero non essere sufficienti. Il fabbisogno proteico aumenta con l'età, arrivando a 0,9-1,1 g/kg di peso corporeo poiché l'utilizzo delle proteine diminuisce oltre i 60 anni. Gli over 50 potrebbero necessitare di quantità maggiori di proteine, sino al doppio di quanto generalmente raccomandato, specialmente se praticano attività fisica. Tale fabbisogno può essere soddisfatto consumando carne (in particolare pollame), pesce, latte e latticini, tenendo conto anche di problemi contingenti di masticazione, deglutizione e disfagia, che possono essere affrontati con strategie definite da dietisti specializzati. Una ricerca del 2019 ha dimostrato che gli anziani con obesità che seguivano una dieta iperproteica e ipocalorica hanno registrato una maggiore perdita di peso mantenendo la massa muscolare, migliorando la qualità ossea e i marcatori di longevità, con conseguente riduzione del rischio di mortalità.

La sfida demografica e la vulnerabilità dell'anziano
L'invecchiamento della popolazione occidentale rappresenta una delle maggiori sfide per la sostenibilità dei sistemi sanitari, gravati dal carico delle cronicità.
Il professor Maurizio Muscaritoli, Presidente Sinuc, sottolinea l'importanza di affrontare questa sfida: “Attualmente circa il 9% della popolazione europea ha più di 65 anni, percentuale che si prevede salirà al 25% entro il 2050. Quasi il 50% dei decessi prematuri è direttamente legato allo stile di vita, in particolare alla dieta. La sindrome metabolica che aumenta il rischio di sviluppare diabete e le sue complicanze può colpire fino al 75% della popolazione oltre i 60 anni. Ma gli anziani sono anche particolarmente vulnerabili a numerose condizioni: declino sensoriale (riduzione o perdita dell'udito, problemi di vista), malattie cardiovascolari, diabete mellito, depressione, demenza, sarcopenia, broncopneumopatia”.