La presenza dei criteri che definiscono la sindrome metabolica è collegata a un aumentato rischio di sviluppare malattie renali croniche. E ciò indipendentemente dalla presenza di obesità. Questi i risultati di un ampio studio trasversale presentati al 57esimo meeting annuale dell'European Association for the Study of Diabetes (EASD) in edizione virtuale dal 28 settembre al 1 ottobre 2021.

Perdere il 15% del peso corporeo dovrebbe essere un obiettivo terapeutico primario per la maggior parte delle persone con diabete di tipo 2 e potrebbe contribuire alla remissione del diabete. Lo sostengono Ildiko Lingvay, del Texas Southwestern Medical Center di Dallas e Priya Sumithran del Dipartimento di Medicina dell'Università di Melbourne, in Australia. Aggiungendo che coloro che seguono i pazienti con diabete dovrebbero avere una formazione nella gestione dell'obesità per prepararsi a un futuro di cura in cui la perdita di peso è un obiettivo primario.

Il senso dell'olfatto o del gusto ritorna entro sei mesi per 4 su 5 sopravvissuti al Covid che hanno perso questi sensi e i soggetti sotto i 40 anni hanno maggiori probabilità di recupero rispetto agli adulti più anziani. L'allenamento dell'olfatto con oli essenziali potrebbe aiutare a favorire il recupero dei danni ai nervi.

L’allarme è stato lanciato in occasione del Congresso della Società Italiana di Nefrologia (SIN): oltre il 50% dei pazienti ospedalizzati con Covid ha sviluppato un danno renale acuto. Risultano particolarmente a rischio pazienti maschi, anziani, con comorbidità. Non va meglio per chi ha superato la malattia perché nel 30-40% dei casi sviluppa in seguito danni renali.

In fase di studio ormai avanzato il primo biomarker al mondo (MU-Lympho-Marker) in grado di certificare la presenza di dolore cronico severo in pazienti con fibromialgia e osteoartrite. Al Congresso Nazionale FederDolore-SICD, la ricercatrice e autrice dello studio, ha spiegato l’importanza della scoperta per clinici e pazienti e l’evoluzione delle strategie terapeutiche.

Secondo un nuovo documento pubblicato su PLOS Medicine da ricercatori britannici dell'Imperial College di Londra, è possibile utilizzare una serie di 7 sintomi, considerati tutti insieme, per massimizzare il rilevamento del Covid nei pazienti. L’utilità che deriva da questo tipo di indagine include anche la possibilità di utilizzare i test diagnostici nella maniera più efficiente possibile in quanto destinati ai pazienti con un reale sospetto di presenza di malattia