Esiste una correlazione tra una dieta proinfiammatoria, l'assunzione abituale di sale e l'insorgenza del diabete di tipo 2 (T2D)? La risposta è affermativa e la si legge in uno studio che ha utilizzato i dati dei partecipanti alla UK Biobank. I dati suggeriscono anche che l'adozione di una dieta antinfiammatoria e la riduzione dell'assunzione di sale possono ridurre significativamente il rischio di T2D.
Secondo uno studio pubblicato su JAMA Network Open, nei pazienti affetti da lombalgia cronica l'empatia del medico è inversamente associata all'intensità del dolore, alla disabilità correlata alla problematica lombare e alle misurazioni della qualità della vita correlata alla salute (HRQOL).
Negli ultimi due decenni il rischio di fibrillazione atriale è aumentato, sottolinea uno studio danese pubblicato sul British Medical Journal. E tra coloro che soffrono di questa condizione, due pazienti su cinque hanno probabilità di sviluppare insufficienza cardiaca nel corso del resto della loro vita e uno su cinque va incontro a un ictus, con un miglioramento minimo o nullo del rischio evidente nel periodo di studio di 20 anni.
Secondo una review pubblicata su JAMA Oncology in concomitanza con il 39° congresso annuale dell'European Association of Urology, svaltosi a Parigi a inizio aprile, l'integrazione della risonanza magnetica (MRI) nello screening del cancro alla prostata (PCa) è associata a una riduzione delle biopsie non necessarie e della sovradiagnosi di malattie insignificanti.
La malattia coronarica e la depressione maggiore possono essere geneticamente collegate, attraverso percorsi infiammatori, ad un aumento del rischio di cardiomiopatia: lo rivelano i ricercatori del Vanderbilt University Medical Center e del Massachusetts General Hospital.
I pazienti con malattia renale cronica che vivono nei Paesi più caldi hanno sperimentato un ulteriore calo dell'8% della funzione renale ogni anno rispetto a quelli che vivono in climi temperati, secondo i dati di un nuovo studio condotto da ricercatori dell'UCL e della London School of Hygiene & Tropical Medicine (LSHTM).
Sono cinque i comportamenti di uno stile di vita ispirato alla moderazione che si associano a un basso rischio di sindrome dell'intestino irritabile (Ibs): non fumare, fare attività fisica intensa, avere ottimali abitudini di sonno, seguire una dieta di alta qualità e con un consumo moderato di alcol. Lo suggerisce una recente ricerca pubblicata su Gut.