EvdIl recente XLIV Congresso nazionale dello Snami, tenutosi a Isola delle Femmine (Pa), ha rilanciato con forza un messaggio ormai ineludibile per la Medicina generale italiana: non si può più accettare la marginalizzazione progressiva della nostra categoria, che si traduce in condizioni di lavoro sempre più difficili, carenze formative, e un’erosione costante dell’autonomia clinica.
Il sindacato ha proclamato ufficialmente una giornata di sciopero nazionale per il 5 novembre 2025, articolata in modo da coinvolgere tutte le componenti della Medicina Generale: dai medici del ruolo unico di assistenza primaria a ciclo di scelta, agli specialisti dell’emergenza territoriale, fino ai medici degli istituti penitenziari. Lo sciopero sarà accompagnato dalla garanzia delle prestazioni indispensabili, così come previsto dagli Accordi collettivi nazionali vigenti.
Le ragioni della protesta. Al centro dell’appello di Snami c’è un rifiuto netto di un modello burocratico e ospedalocentrico che svuota di senso la missione del medico di famiglia. La trasformazione in “ingranaggio amministrativo”, che porta alla perdita di autonomia e alla compressione del rapporto fiduciario con il paziente, rappresenta una linea rossa oltre la quale non si può più andare.
La categoria rivendica il riconoscimento della Medicina Generale come una professione clinica autonoma, che deve essere valorizzata come presidio fondamentale di prossimità per la gestione delle cronicità e la presa in carico globale dei cittadini.
Non meno urgente è la questione della sostenibilità professionale. Mancano tutele reali per maternità, paternità e flessibilità lavorativa, aspetti che penalizzano soprattutto le donne e i medici più giovani, indebolendo la tenuta stessa della professione nel lungo periodo.
Sul fronte della formazione, Snami denuncia l’assenza di un vero percorso universitario riconosciuto e strutturato per la Medicina Generale. L’assenza di programmazione e specializzazione dedicata rischia di lasciare scoperti i territori e di compromettere la qualità dell’ssistenza.
Infine, la protesta riguarda anche la deburocratizzazione e l’uso intelligente delle tecnologie digitali. Oggi, infatti, molti medici si trovano invischiati in pratiche amministrative e disservizi informatici che sottraggono tempo e risorse preziose alla cura diretta e all’ascolto del paziente.
Verso una mobilitazione nazionale. Snami ha annunciato che, in assenza di risposte concrete da parte delle istituzioni, ulteriori giornate di sciopero saranno messe in campo. La data del 5 novembre 2025 rappresenta quindi un momento cruciale per la categoria, chiamata a far sentire la propria voce contro un sistema che sta progressivamente riducendo la Medicina Generale a un ruolo residuale. Per i medici di famiglia, la sfida è chiara: mantenere viva la missione storica di tutela della salute pubblica, opponendosi a modelli che puntano all’aziendalizzazione spinta e alla perdita di autonomia clinica. Il futuro della medicina territoriale dipende da scelte politiche e da investimenti strutturali che riconoscano dignità, formazione e condizioni di lavoro sostenibili.
L’appello lanciato dal Congresso Snami è quindi anche un invito all’unità e alla partecipazione attiva: la medicina generale non può più essere un luogo di marginalità, ma deve tornare a essere il cuore pulsante di un Servizio Sanitario Nazionale universale e di qualità.
Fimmg prende le distanze: “Meglio la proposta della protesta”. Ma non tutti i sindacati seguono la stessa linea. A margine del congresso nazionale Fimmg, il segretario nazionale Silvestro Scotti ha commentato così la scelta dello Snami:
“In questo momento la Fimmg punta alla proposta più che alla protesta. Non mi risulta che la rappresentatività dello Snami possa rappresentare una vera divisione della categoria”.
Scotti ha sottolineato come siano già in corso interlocuzioni istituzionali con la Sisac e che la convocazione della prossima settimana apre uno spazio di confronto negoziale.
“È alquanto strano, in un percorso sindacale, che nel momento della convocazione si prospetti la lotta. Mi aspetto che lo Snami, coerentemente con questa posizione, non si presenti alla convocazione”.
La distanza tra le due  sigle sindacali della Medicina generale pone interrogativi sulla tenuta unitaria della categoria, ma mostra anche la diversità delle strategie: da un lato, la scelta di alzare il tono dello scontro, dall’altro, quella di continuare a negoziare.
Resta il fatto che, mentre il ruolo della Medicina generale è in piena trasformazione, la capacità dei medici di famiglia di farsi ascoltare dalle istituzioni sarà decisiva nel determinare il loro futuro.