Campania, sindacati divisi sul nuovo Air
Secondo i vertici Fimmg, l’intesa non è un testo calato dall’alto ma “il frutto di un confronto dal basso” con i medici presenti nei territori. Tra le novità più significative c’è la possibilità, per i medici che hanno svolto servizio nella continuità assistenziale (ex Guardia medica a ciclo orario), di aprire uno studio come medico di famiglia, valorizzando così l’esperienza acquisita.
Tra i punti cardine dell’accordo:
1. l’istituzione delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft) obbligatorie, con almeno una sede centrale aperta dalle 8 alle 20 e modalità strutturate di collaborazione tra studi associati;
2. un’indennità aggiuntiva di circa 1.000 euro mensili per i medici che operano in aree disagiate, per contrastare la desertificazione sanitaria;
3. la partecipazione obbligatoria alle Aft dei nuovi medici, che presidieranno studi “spoke” aperti fino a 12 ore al giorno, sei giorni su sette;
4. il potenziamento delle strutture territoriali con personale infermieristico e attrezzature diagnostiche di base, in sinergia con le Case della comunità.
Per la Fimmg, si tratta della “riforma della prossimità”, destinata a rendere l’assistenza territoriale più capillare e integrata.
Le critiche: lo scenario cambia osservando le altre sigle di categoria
Il Sindacato medici italiani (Smi) ha deciso di non sottoscrivere l’Air, definendolo “irricevibile” per la mancanza di adeguamenti economici e di misure per la semplificazione burocratica. Secondo il sindacato, l’accordo ripropone indennità ferme da anni – come quella per le Aft di 6 euro per paziente – senza tener conto dell’aumento di compiti e responsabilità. “Si chiedono più ore e più adempimenti, ma senza risorse né strumenti”, ha commentato la segreteria regionale.
Critiche anche dallo Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani), che ha apposto solo una “firma tecnica”, giudicando l’accordo “penalizzante” per i professionisti. Tra i punti contestati:
⦁ l’obbligatorietà delle Aft anche nei territori rurali, ritenuta difficilmente applicabile;
⦁ la mancata valorizzazione di prestazioni come ecografie, spirometrie ed Ecg;
⦁ la carenza di risorse adeguate per sostenere i nuovi compiti;
⦁ l’assenza di una chiara definizione del “ruolo unico” e delle responsabilità connesse;
⦁ la scarsa attrattività degli incentivi per le aree disagiate.
Secondo Snami, l’accordo risponde più a esigenze amministrative che a una reale valorizzazione della medicina generale.
Anche alcuni gruppi autonomi, come “Medici senza Carriere”, hanno sollevato dubbi sulla trasparenza delle procedure, segnalando la mancanza di documenti pubblici che attestino l’effettiva sottoscrizione dell’accordo.
Opportunità e incognite
L’arrivo di 700 nuovi medici rappresenta una possibile svolta per la medicina di base in Campania, specie nei distretti oggi carenti, e contribuisce agli obiettivi del Dm 77/2022 sull’assistenza territoriale.
Tuttavia, restano aperti diversi nodi:
A. Sostenibilità finanziaria – senza risorse aggiuntive, il peso rischia di ricadere sui professionisti.
B. Uniformità territoriale – le aree interne potrebbero restare penalizzate se gli incentivi non saranno realmente competitivi.
C. Tempistiche e trasparenza – le procedure di assegnazione dovranno essere rapide e uniformi tra le Asl.
D. Ruolo e carichi di lavoro – serve chiarezza per evitare sovrapposizioni e conflitti organizzativi.
E. Monitoraggio – indispensabile un sistema di verifica per correggere eventuali criticità in corso d’opera.
Il nuovo Air nasce dunque come un accordo di svolta, ma il consenso parziale delle sigle e le perplessità operative ne fanno un terreno ancora in costruzione. Se entro fine novembre le assegnazioni saranno concluse e le Aft attivate in modo uniforme, la Campania potrà davvero avvicinarsi a un modello di medicina territoriale più solido. In caso contrario, il rischio è che le buone intenzioni restino sulla carta.