
I ricercatori, utilizzando il profilo trascrittomico specifico per tipo cellulare, hanno scoperto che dopo due settimane di trattamento, una classe particolare di cellule nervose, gli interneuroni parvalbumina-positivi (PV+), situati nella corteccia prefrontale (Pfc), mostravano una minore rigidità. Gli interneuroni PV+ sono fondamentali per mantenere in equilibrio l'attività cerebrale.
A livello cellulare, sono state osservate due modifiche principali:
1) cambiamenti mitocondriali: i mitocondri degli interneuroni PV+ hanno mostrato una ridotta espressione dei geni legati alla produzione di energia; parallelamente, i geni relativi alla plasticità sono risultati sovraregolati (upregulated);
2) indebolimento strutturale: Le reti perineuronali (Pnn), strutture protettive che normalmente limitano la plasticità, si sono indebolite.
Queste alterazioni combinate potrebbero consentire al cervello di accedere a uno stato più plastico o adattabile. Questo è significativo poiché la depressione è correlata a circuiti neurali eccessivamente rigidi che oppongono resistenza al cambiamento. Ammorbidendo questi circuiti e modificando la funzione dei mitocondri, la fluoxetina potrebbe aprire una "finestra di plasticità o flessibilità" nel cervello.
Lo studio suggerisce una nuova comprensione del recupero dalla depressione: secondo il ricercatore senior Juzoh Umemori, gli antidepressivi non solo sollevano l'umore, ma offrono anche al cervello la possibilità di ricablare i propri circuiti alterando i suoi sistemi energetici. Inoltre, le modifiche mitocondriali e l'indebolimento delle Pnn potrebbero servire come nuovi marcatori biologici per guidare e migliorare i trattamenti futuri, sebbene i legami causali tra questi cambiamenti debbano ancora essere chiariti.
Bibliografia
Jetsonen E, et al. Chronic treatment with fluoxetine regulates mitochondrial features and plasticity-associated transcriptomic pathways in parvalbumin-positive interneurons of prefrontal cortex. Neuropsychopharmacology 2025. doi: 10.1038/s41386-025-02219-8.