EvdL’8° Rapporto Gimbe, presentato alla Camera dei Deputati, non è solo una denuncia. È un documento che certifica, con dati precisi, la trasformazione silenziosa e sistemica del nostro Servizio sanitario nazionale. Una sanità pubblica in arretramento, schiacciata tra sottofinanziamento cronico e carenze strutturali, mentre il settore privato — mutue, assicurazioni e fondi integrativi — avanza con crescente rilevanza.

Finanziamenti in calo, spese private in aumento. 
Tra il 2020 e il 2023 la sanità ha perso 13,1 miliardi di euro, mentre le famiglie hanno speso di tasca propria oltre 41 miliardi. Le stime previsionali sono tutt'altro che rassicuranti: la spesa sanitaria pubblica scenderà dal 6,1% del PIL nel 2025 al 5,8% nel 2028, con un buco di oltre 13 miliardi che rischia di scaricarsi sulle Regioni. Intanto, un italiano su dieci ha già rinunciato alle cure.
Pnrr in ritardo, territorio fragile Uno dei pilastri delle riforme — il potenziamento dell’assistenza territoriale — mostra segnali di stallo. Solo il 4,4% delle 1.723 Case di Comunità previste risulta effettivamente attivo con personale medico e infermieristico. Anche l’Assistenza Domiciliare Integrata mostra forti disomogeneità tra Regioni. Una rete teorica, ancora lontana dalla pratica.
"È irrealistico pensare che i Mmg possano assorbire queste funzioni senza una riforma profonda della loro organizzazione", ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.
Medicina generale sotto pressione. Nonostante l’Italia sia tra i Paesi con il più alto numero di medici pro capite in Europa, la carenza di infermieri e la fuga di giovani professionisti verso il privato o l’estero mettono in difficoltà il sistema. I Mmg, spesso privi di supporto adeguato, sono chiamati a mantenere la fiducia dei pazienti in un sistema che arretra, rischiando di diventare l’ultimo presidio dell’universalismo sanitario.
Lombardia: la sanità pubblica entra nel mercato integrativo. A confermare la trasformazione in atto, la delibera XII/4986 del 15 settembre 2025 della Regione Lombardia segna un passaggio chiave: le Asst e gli Irccs pubblici sono autorizzati — e di fatto obbligati — a operare nel mercato della sanità integrativa. Accanto a mutue, fondi e welfare aziendale, le strutture pubbliche dovranno stipulare convenzioni per offrire prestazioni “extra” in regime integrativo.
Un’iniziativa che, seppur presentata come misura per ampliare l’offerta e (forse) ridurre le liste d’attesa, rischia di istituzionalizzare un doppio binario: prestazioni veloci per chi può pagare, servizi pubblici essenziali e depotenziati per tutti gli altri.
Quale futuro per la Medicina generale? Nel mezzo di questa transizione, la medicina generale è chiamata a ridefinire il proprio ruolo. Il cosiddetto "modello misto", con possibili forme di dipendenza e obblighi territoriali più stringenti, potrebbe rafforzare la presenza dei MMG nei nuovi assetti organizzativi. Ma senza risorse, tutele e coinvolgimento attivo della categoria, il rischio è che si tratti solo di un aggravio mascherato da innovazione.
L’8° Rapporto Gimbe si chiude con una proposta forte: un patto politico, sociale e professionale per salvare il Ssn. E lancia un avvertimento: o si interviene ora, o il nostro sistema pubblico lascerà in eredità solo strutture vuote, tecnologie scollegate e un debito senza servizi.