La spesa farmaceutica italiana continua a correre. Secondo il monitoraggio Aifa relativo al periodo gennaio-maggio 2025, la spesa complessiva ha superato di oltre 1,5 miliardi di euro il tetto programmato del 15,30% sul Fondo sanitario nazionale (Fsn), attestandosi al 17,97%. Il disavanzo è imputabile quasi interamente alla spesa per acquisti diretti, che include i farmaci distribuiti direttamente dalle strutture sanitarie pubbliche (ospedali, Asl, etc.) e ha un tetto fissato all’8,30% del Fsn. Nei primi cinque mesi dell’anno, questa voce ha raggiunto l’11,33%, generando uno scostamento negativo di oltre 1,7 miliardi di euro. Il superamento riguarda esclusivamente farmaci non innovativi, mentre quelli innovativi e gli antinfettivi "reserve" risultano coperti dai fondi dedicati.
Al contrario, la spesa convenzionata – che comprende i farmaci erogati dalle farmacie territoriali su prescrizione Ssn – si è mantenuta sotto controllo. Il tetto nazionale del 6,80% è stato rispettato, con un’incidenza del 6,45% e un avanzo di circa 195 milioni di euro. Tuttavia, alcune Regioni hanno sforato: Lombardia (7,46%), Basilicata (7,26%), Calabria (7,21%) e Puglia (7,10%).
A livello regionale, le criticità maggiori si registrano in Sardegna (21,04%), Campania (20,16%) e Marche (19,43%), dove la spesa farmaceutica complessiva ha superato ampiamente la soglia del 15,30%.
Le aziende farmaceutiche hanno versato complessivamente 235 milioni di euro in payback alle Regioni, ma il contributo non è sufficiente a compensare gli scostamenti. Il report Aifa evidenzia la necessità di un riequilibrio strutturale tra le due voci di spesa e di una maggiore attenzione alla governance farmaceutica regionale.