Il XXIII Convegno nazionale di diritto sanitario, tenutosi a Milano presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha approvato un documento di “osservazioni costruttive” sul nuovo Piano pandemico 2025-2029, in fase di finalizzazione. Il testo riconosce i progressi rispetto alle versioni precedenti, ma evidenzia criticità strutturali, giuridiche e organizzative che rischiano di compromettere l’efficacia del Piano e la tenuta del Servizio sanitario nazionale (Ssn).Tra gli aspetti positivi, il documento apprezza l’attenzione ai soggetti vulnerabili e al personale sanitario, e ribadisce fiducia nei vaccini come “misure preventive efficaci, contraddistinte da un rapporto rischio-beneficio significativamente favorevole”. Viene inoltre respinta ogni deriva pseudo-scientifica, riaffermando il ruolo della medicina basata sull’evidenza.
Dubbi giuridici e rischio politicizzazione. Sul piano normativo, il divieto di ricorrere ai Dpcm per limitare le libertà è ritenuto fragile, poiché un decreto-legge potrebbe comunque attribuire tali poteri. Si segnala inoltre il rischio di politicizzazione della scienza, con particolare riferimento alle nomine negli organismi tecnico-scientifici, come il Nitag: “Il pluralismo deve riguardare la comunità scientifica, non le opinioni politiche”, si legge nel documento.
In tema di comunicazione, si richiama l’Articolo 21 della Costituzione: le misure sanitarie restrittive devono essere accompagnate da un’informazione istituzionale chiara e certificata, per garantire trasparenza e legittimità.
Mmg e Case della Comunità: integrazione ancora sospesa. Per i medici di medicina generale, il Piano non chiarisce il loro ruolo nella riforma territoriale. Il Dm 77/2022 prevede la presenza degli Mmg nelle Case della Comunità, ma lascia irrisolte questioni organizzative fondamentali: ruoli di responsabilità, coordinamento con il personale dipendente, rapporto tra studi privati e rete distrettuale. L’Acn 2024, definito “facoltizzante e ambiguo”, non garantisce un’integrazione strutturale della medicina generale. I tavoli regionali restano incaricati di definire gli accordi integrativi, ma il documento denuncia “ritardi significativi” nell’attuazione delle Case della Comunità, con il rischio di una riforma incompiuta.
Regionalismo differenziato e isolamento internazionale. Il Convegno esprime forte preoccupazione per il regionalismo differenziato, che potrebbe minare l’universalità del Ssn e compromettere l’erogazione uniforme dei Livelli essenziali di assistenza (Lea). “La frammentazione normativa e gestionale rischia di accentuare le disuguaglianze territoriali”, si legge nel testo.
Infine, viene criticato l’isolamento internazionale dell’Italia in materia sanitaria, con riferimento alla scarsa partecipazione a consessi tecnici europei e alla mancanza di coordinamento con le strategie globali di preparedness. Un limite che, secondo i giuristi, indebolisce la capacità del Paese di affrontare future emergenze in modo integrato.