L’assistenza agli anziani non autosufficienti è tornata al centro del dibattito pubblico con l’evento “L’assistenza agli anziani: un investimento per il futuro”, promosso dal Patto per un nuovo welfare al Ministero della Salute. L’incontro ha fatto il punto sulla legge delega 33/2023 e sul decreto attuativo 29/2024, evidenziando ritardi e criticità operative che rischiano di svuotare la portata della riforma.
La legge delega prometteva un sistema integrato tra sanitario e sociale, una nuova assistenza domiciliare e una revisione delle strutture residenziali. Tuttavia, secondo Cristiano Gori, coordinatore del Patto, il decreto attuativo ha smontato diversi elementi innovativi, complicando le procedure di accertamento della non autosufficienza e rinviando la domiciliarità. Anche il Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (Snaa) rischia di trasformarsi in un contenitore frammentato, anziché uno strumento di coordinamento.
Il nodo delle risorse resta centrale: il decreto non prevede finanziamenti aggiuntivi, ma rialloca fondi già esistenti, come il Fondo per la non autosufficienza. Fondazione Gimbe e Cgil non a caso hanno segnalato il rischio di esclusione di una parte significativa della popolazione anziana dai benefici previsti.
Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha annunciato il raggiungimento del target Pnrr sull’assistenza domiciliare integrata, coinvolgendo il 10% degli over 65. Ma come ricorda il Mmg Vittorio Gradellini (Ausl Modena) su LinkedIn: “È giusto misurare i risultati, monitorare i target, parlare di percentuali. Ma dietro quei numeri ci sono medici di famiglia, infermieri domiciliari e operatori che ogni giorno garantiscono presenza, ascolto e continuità. L’assistenza domiciliare non si costruisce con i progetti, ma con la prossimità reale: conoscenza, fiducia e tempo dedicato alle persone fragili.”
Per i medici di medicina generale, la riforma non è un tema astratto: definisce il contesto operativo quotidiano, dalla gestione delle fragilità alla continuità assistenziale, dalla presa in carico alla relazione con le famiglie. Senza una strategia nazionale coerente e risorse dedicate, il peso dell’assistenza rischia di ricadere ancora una volta sulla medicina del territorio, senza strumenti adeguati.
Il messaggio emerso dall’evento è chiaro: servono visione, coerenza e investimenti. Ma soprattutto, occorre riconoscere e supportare i professionisti che già oggi, silenziosamente, tengono in piedi il sistema di assistenza agli anziani.