
Dinamiche e quantificazione delle emissioni negli Stati Uniti
Lo studio condotto da Feldman e colleghi ha evidenziato che le emissioni totali di Ghg correlate agli inalatori negli Stati Uniti sono aumentate significativamente nell'ultimo decennio. Tra il 2014 e il 2024, si è registrato un aumento relativo del 24% nelle emissioni annuali, passando da 1,9 a 2,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti.
Questa crescita è stata determinata dall'incremento del numero di riempimenti annuali di prescrizioni (da 121 a 160 milioni), nonostante le emissioni per singolo inalatore siano leggermente diminuite (da 15,6 a 14,6 kg di CO2 equivalenti nel medesimo periodo). Tre farmaci specifici — albuterolo, budesonide-formoterolo e fluticasone propionato — sono risultati responsabili dell'87% delle emissioni totali. Alexander S. Rabin ha sottolineato l'intensità del danno ambientale: "l'uso di un singolo inalatore a dose misurata genera emissioni di carbonio equivalenti alla guida di un'auto a benzina tra i 100 e i 200 km". Complessivamente, gli inalatori hanno causato danni ambientali paragonabili alla combustione di 2,8 miliardi di galloni di benzina durante il periodo analizzato.
Strategie di mitigazione e risultati sistemici
Considerando la responsabilità climatica dei sistemi sanitari, gli inalatori rappresentano un "chiaro obiettivo di azione". L'intensità dei gas serra degli inalatori (emissioni per inalazione) "varia ampiamente all'interno delle classi di farmaci", anche tra i beta-agonisti a breve durata d'azione, che sono i dispositivi più frequentemente dispensati.
Un percorso efficace per la riduzione delle emissioni è stato dimostrato dal sistema della Veterans Health Administration (VA). Weppner e colleghi hanno riferito una diminuzione delle emissioni legate agli inalatori del 68% su base annua e del 76% su base pro capite tra il 2008 e il 2023. Questa riduzione è correlata a due punti di inflessione maggiori: l'eliminazione graduale degli Mdi a base di clorofluorocarburi (Cfc) in ossequio al Protocollo di Montreal alla fine degli anni 2000, e la rinegoziazione del formulario Vha del 2021. Quest'ultima ha sostituito budesonide-formoterolo Mdi con l'inalatore in polvere secca (Dpi) fluticasone-salmeterolo a basse emissioni come corticosteroide inalatorio preferito più beta-agonista a lunga durata d'azione.
Raccomandazioni per la riduzione delle emissioni
Rubin e colleghi suggeriscono che l'introduzione di versioni inalatorie in polvere secca (Dpi) costituisca "una delle strategie più efficaci per ridurre le emissioni" negli Stati Uniti. Inoltre, la selezione del prodotto a più basse emissioni all'interno di ciascuna classe farmaceutica ha un potenziale trasformativo. Nello studio del gruppo di Feldman, si stima che tali "interruttori silenziosi" (silent switches), supponendo parità clinica e di prezzo, potrebbero ridurre le emissioni totali correlate agli inalatori di oltre il 90% (da 24,9 a 2,1 milioni di tonnellate di CO2 equivalente in un decennio). Rabin e colleghi hanno definito queste opzioni come "clinicamente equivalenti che riducono le emissioni senza compromettere l'assistenza". Sebbene un precedente studio VA abbia suggerito cautela nell'implementazione (con un piccolo aumento delle cure di emergenza e ospedaliere in seguito al passaggio ai Dpi), le modifiche strutturali e di formulario offrono una chiara via per il miglioramento a livello nazionale.
Bibliografia
Feldman WB, et al. Inhaler-Related Greenhouse Gas Emissions in the US: A Serial Cross-Sectional Analysis. JAMA 2025. doi:10.1001/jama.2025.16524