EvdUn invio umanitario di farmaci plasmaderivati salvavita partirà in questi giorni per rispondere alle esigenze della popolazione di pazienti con malattie emorragiche congenite residenti nella Striscia di Gaza, dove l’accesso al servizio sanitario e alle terapie è impossibile da ottobre 2023.
La spedizione in partenza, che porterà nei territori palestinesi 500.000 unità internazionali di Fattore VIII della coagulazione donate dalla Regione Emilia-Romagna, si è resa possibile grazie al coordinamento del Centro Nazionale Sangue (Istituto Superiore di Sanità) e alle operazioni di ponte aereo umanitario UE (EU HAB) dell’European Civil Protection and Humanitarian Aid Operations (ECHO) che ha in capo la logistica in accordo con la Mezzaluna Rossa Egiziana e Palestinese. Le operazioni di volo del ponte aereo umanitario dell’UE mirano a rafforzare le risposte umanitarie o di emergenza nei paesi in contesti fragili. Questi voli aiutano a colmare lacune critiche facilitando la fornitura di aiuti umanitari, assistenza di emergenza e il trasporto di personale umanitario quando necessario. L’attuale situazione di emergenza e crisi umanitaria è stata fortemente denunciata negli ultimi mesi dalle Associazioni di pazienti e dal Ministero della Salute Palestinese (PMoH) che dallo scoppio delle ostilità hanno richiesto più volte alla Comunità Internazionale l’invio di questi farmaci salvavita e l’istituzione di corridoi umanitari. All’appello si sono uniti nei giorni scorsi anche FedEmo (Federazione delle Associazioni Emofilici Italiani) e la Fondazione EMO. La spedizione in partenza si inquadra nel più ampio sostegno che da anni la Cooperazione italiana dedica al miglioramento dei livelli di assistenza sanitaria ai pazienti ematologici palestinesi, in cura per patologie congenite quali emofilia e talassemia attraverso il progetto Haemo_PAL finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Una volta valutati gli esiti di questa prima spedizione sarà possibile programmarne altre, in modo da incontrare il fabbisogno specifico della comunità dei pazienti e rendere loro accessibile una possibilità di cura.