Evd“Nei prossimi dieci anni assisteremo ad una crescita esponenziale delle diagnosi da cancro, mentre il costo delle cure continua a salire e cala il personale specializzato. Fare rete per riorganizzare l’offerta oncologica resta la strada principale”. A dirlo sono Paolo Pronzato, coordinatore Dipartimento Interaziendale Regionale, Diar Oncoematologia, AliSa - Azienda Ligure Sanitaria e Presidente Comitato Scientifico Associazione Periplo e Gianni Amunni, coordinatore scientifico Ispro - Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica, Regione Toscana e Direttore Dipartimento Oncologico, Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Firenze. L’occasione è fornita dalla sesta edizione del “Cracking Cancer Forum”, la tradizionale riunione delle Reti oncologiche regionali svoltasi a Genova a inizio aprile. Quest’anno medici oncologi, pazienti, figure specialistiche e manageriali si riuniranno per confrontarsi su due macro temi: i cambiamenti epidemiologici in corso ed un punto sugli avanzamenti della ricerca. Dalla prevenzione attiva alle terapie di supporto, passando per la “Precision oncology” e l’accesso ai farmaci innovativi, fino a toccare il “Molecular  Tumor Board” e la fisioterapia oncologica, il programma si prospetta denso e vivace.
“Le Reti – commenta Pronzato - rappresentano il mezzo migliore per affrontare la tempesta perfetta del cancro. Nei prossimi 10-20 anni, complici l’aumento della popolazione mondiale e le innovazioni nel settore, registreremo un maggiore numero di casi osservati, anche se l’incidenza non aumenterà. In Italia i profili maggiormente a rischio saranno gli ultra sessantacinquenni. Accanto a questo, dovremo fronteggiare il problema dei costi delle cure: si può guarire o cronicizzare la malattia, ma le tecnologie ed i farmaci hanno un prezzo elevato. Il terzo nodo problematico deriva dalla carenza di personale specializzato e infermieristico”. Guardando al nostro paese, viene evidenziato, le diagnosi da tumore sono già raddoppiate negli ultimi dieci anni. “Le Reti oncologiche sono un modo per affrontare il problema - prosegue Pronzato - ma non dimentichiamo la prevenzione primaria, che riguarda gli stili di vita, e quella secondaria, cioè l’adesione ai percorsi di screening. Ridurre i casi di cancro è fondamentale per sbloccare più risorse utili a chi deve essere curato”.
L’altro cardine dell’evento è stato quello che fa leva sulla forza della ricerca: “Negli ultimi vent’anni - conclude Pronzato - i pazienti che si sono sottoposti ai più avanzati trials clinici negli Usa hanno guadagnato, insieme, centinaia di anni di vita. Non dobbiamo però scordarci che la ricerca deve guardare anche al real world, cioè verificare l’impatto concreto sulla popolazione. Vale anche per le Reti oncologiche territoriali: quando le attiviamo, dobbiamo verificare costantemente che funzionino”. Anche sulla ricerca, conclude, urge allungare lo sguardo: “Vorremmo ragionare non solo su come sostenerla, ma anche su come iniziare a pensare ad una ricerca di rete, mezzo con cui tutti i professionisti siano coinvolti in un lavoro di squadra, ragionando sulle intere casistiche regionali”.