
“Appena 20 anni fa, la pandemia di Hiv/Aids sembrava inarrestabile, con 2.5 milioni di nuove infezioni e 2 milioni di decessi all’anno dovuti all’Aids nel mondo. "Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a un cambiamento radicale della storia naturale dell’infezione, grazie a farmaci molto efficaci che hanno consentito il raggiungimento di una sostanziale normalizzazione dell’aspettativa di vita e una drastica riduzione della contagiosità dei pazienti in terapia. Le nuove formulazioni long-acting rappresentano un ulteriore balzo in avanti nelle strategie terapeutiche e profilattiche, facilitando la somministrazione e riducendo lo stigma e la sfiducia verso le strutture sanitarie. A questi fattori si aggiunge la disponibilità di strumenti diagnostici sempre più raffinati, che facilitano la diagnosi tempestiva e il monitoraggio terapeutico accurato” – spiega Maria Rosaria Capobianchi, consulente per la ricerca, Ospedale Sacro Cuore Don Calabria IrccsRCCS, Negrar di Valpolicella (Verona) e componente Gruppo di Lavoro AMCLI.
“Secondo Unaids oggi nel mondo 30.7 dei 39.9 milioni di persone infette sono in trattamento con farmaci antiretrovirali, e se l’attuale trend in aumento prosegue, si potrà raggiungere il target di 35 milioni di persone in terapia entro il 2025. Tuttavia, sebbene il numero dei decessi sia al minimo storico dopo il picco del 2004, oggi quasi 10 milioni di persone non ricevono la terapia antiretrovirale, con la conseguenza che ogni minuto nel mondo vi è una persona che muore di Aids” – sottolinea Capobianchi.
“In Italia, secondo l’ultimo aggiornamento pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, nel 2023, sono state effettuate 2.349 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a un’incidenza di 4.0 nuovi casi/100.000 residenti, inferiore rispetto all’incidenza media nei paesi dell’Europa occidentale (6.2/100.000). Dal 2012 il numero più elevato di diagnosi è attribuibile alla trasmissione sessuale, principalmente eterosessuale. Le nuove diagnosi Hiv sono state in progressivo calo dal 2012 al 2020, ma negli ultimi tre anni vi è stata una lievissima inversione del trend – spiega Pierangelo Clerici, Presidente Amcli Ets. - Nel 2023 si è registrato anche un aumento delle nuove diagnosi di Aids rispetto al 2022 (532 contro 444). Purtroppo, la percentuale delle persone che scoprono l’infezione quando questa è in fase avanzata è molto elevata, con uno scalino che supera l’80% negli ultimi 4 anni. È possibile che l’aumento di diagnosi tardive osservato sia dovuto, in parte, al fatto che negli ultimi 4 anni l’attenzione verso l’Hiv sia stata distratta verso la situazione emergenziale collegata alla pandemia di Covid; è perciò urgente rimontare il gap di consapevolezza accumulato nei riguardi dell’Hiv” – continua Clerici.
“La comunità dei Microbiologi Clinici Italiani è costantemente impegnata nel contrasto alla diffusione dell’Hiv. La scienza ci ha fornito ottimi strumenti, clinici, terapeutici e di laboratorio, per la gestione dell’Hiv/Aids - sottolinea Clerici. - Non possiamo permetterci di sprecare il vantaggio che abbiamo guadagnato sul virus attraverso anni di lavoro incessante: è necessario puntare al ripristino della consapevolezza del rischio e alla promozione della fiducia nelle strutture sanitarie che hanno portato avanti con continuità l’impegno nella lotta all’Hiv/Aids”.