
Sappiamo tutti che la mancanza di sonno nuoce al cervello. Dopo una notte insonne, non siamo in grado di funzionare correttamente, commettiamo errori e l'intera giornata sembra confusa. Questi sono gli effetti acuti della mancanza di sonno, ma la vera domanda è: la mancanza di sonno potrebbe portare a un deterioramento cognitivo permanente in futuro?
Questo studio ha esaminato l'effetto longitudinale del sonno sul deterioramento cognitivo. Gli autori hanno analizzato i dati del Seattle Longitudinal Study. Hanno raccolto i rapporti dei pazienti sui loro modelli di sonno dal 1993 al 2012 e hanno misurato la funzione cognitiva dei partecipanti dal 1997 al 2020. Si tratta quindi di una visione longitudinale molto lunga relativa agli effetti del sonno sulla cognitività.
Sono stati inclusi 826 partecipanti che avevano un set di dati completo da analizzare; gli autori hanno esaminato le persone che hanno dormito per meno di 7 ore rispetto a 7 ore contro più di 7 ore. Hanno scoperto che chi dormiva meno aveva 3.67 volte più probabilità di avere un deterioramento cognitivo rispetto a chi aveva una durata del sonno normale dormiva (HR 3.67, p<0.005). Per fornire altri dati di contesto, i portatori di Apo E4 avevano solo un rischio due volte maggiore in questo studio. Ciò significa che dormire poco è associato a un rischio più elevato di deterioramento cognitivo rispetto a un marcatore di rischio genetico.
Inoltre, quando gli autori hanno esaminato la variabilità del sonno, c'è stato anche un aumento di tre volte del rischio di deterioramento cognitivo per gli individui con variabilità elevata rispetto alla normale (HR 3.06; p = 0.02).
Il pensiero corre alle implicazioni che questi dati possono rivestire per i turnisti, il personale medico di guardia, i piloti, gli assistenti di volo, la polizia e i vigili del fuoco. Ma anche a tutti coloro che sacrificano ore di sonno per portare a termine quel determinato progetto o compito. Tutti questi individui hanno una cattiva variabilità del sonno e, quindi, sarebbero tre volte più a rischio di deterioramento cognitivo.
Per quanto riguarda i meccanismi alla base di tutto questo, quello che ha attirato l’attenzione è stato il concetto di "lavaggio del cervello". Durante il giorno, il cervello è come un luogo affollato che si occupa di tutti i tipi di input e decisioni sensoriali. I prodotti di scarto si accumuleranno da tutto quel metabolismo e attività, ma durante le ore di veglia non c’è possibilità di “fare pulizia” di tutto ciò che si va accumulando. È durante le ore di sonno che il cervello si dedica a questa fondamentale attività; quando dormiamo, il liquido cerebrospinale fluisce attraverso il nostro cervello, eliminando tutti gli input arrivati che si rivelano “inutile spazzatura” che si era accumulata durante il giorno.
Se il tempo di sonno si accorcia, questo processo non sarà completo e ciò che risulta è che il giorno dopo il cervello ha difficoltà a funzionare. E, prolungando questo stato di sonno modificato e deprivato si instaura una sorta di circolo vizioso. E questo, probabilmente, po' rappresentare una causa di declino cognitivo.
La buona notizia però è che tutto questo è prevenibile: a differenza di un rischio genetico come Apo E4 su cui non si ha alcun tipo controllo, in questo caso è semplicemente una gestione del sonno, che è molto sotto il nostro controllo.
Bibliografia
Dufwenberg MA, et al. Cerebrospinal fluid flushing as a means of neuroprotection. Front. Neurosci 2023. https://doi.org/10.3389/fnins.2023.1288790 Front Neurosci 2023;17:1288790.
Intervista
Presente e futuro del trattamento dell’infezione da HIV
Antonella Castagna
Primario Unità di Malattie Infettive
IRCCS Ospedale San Raffaele Turro, Milano
Direttore Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali
Università Vita-Salute San Raffaele, Milano