Secondo una ricerca pubblicata sull'European Heart Journal (1, 2), solo circa tre pazienti con insufficienza cardiaca su cinque si rivolgono a un cardiologo almeno una volta all'anno. Lo studio, presentato anche all'Heart Failure Congress 2025, mostra che i pazienti che si rivolgono con regolarità a un cardiologo hanno circa il 24% in meno di probabilità di morire nell'anno successivo. Lo studio mostra anche quali pazienti potrebbero trarre beneficio da una visita cardiologica una volta all'anno e quali pazienti dovrebbero essere visitati più spesso.

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Gli stili di vita dei medici di base hanno influenzato l'aderenza dei pazienti ai consigli sulla salute, poiché comportamenti malsani potrebbero minare la fiducia e la conformità, evidenziando la necessità per i medici di base di modellare abitudini sane per migliorare i risultati dei pazienti nella gestione delle malattie croniche legate allo stile di vita.

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La malattia oculare tiroidea (Ted) è una patologia autoimmune complessa che colpisce l’orbita oculare e i tessuti orbitari. Spesso sottodiagnosticata, viene a volte inizialmente confusa con altre condizioni legate alla tiroide (si presenta spesso in concomitanza con la malattia di Basedow-Graves, ma le due patologie sono clinicamente distinte), rendendo difficile un riconoscimento tempestivo. Il Mmg ha spesso un ruolo fondamentale nel riconoscere i primi segnali e indirizzare il paziente verso lo specialista. Ted è oggetto anche di una campagna che ha l’obiettivo di dare voce e identità alla malattia.

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I pazienti erroneamente diagnosticati come affetti da problematiche psicosomatiche/psichiatriche registrano nel lungo termine un aumento della sfiducia nei medici e una riduzione della salute mentale e dell'autostima. Le diagnosi errate del passato dovrebbero essere ridiscusse e valutate in maniera empatica.

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La perdita dell'udito è collegata a un rischio maggiore di sviluppare insufficienza cardiaca, con il disagio psicologico causato dalla compromissione che svolge un ruolo chiave nella vita associativa e nella società: lo afferma un ampio studio a lungo termine pubblicato su Heart.

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Il fumo è risultato collegato a marcatori elevati di danno cardiaco, tra cui infiammazione, trombosi e aterosclerosi. Inoltre il calcio coronarico è rimasto elevato, anche 30 anni dopo aver smesso di fumare. È quanto emerge da uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology.

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Intervista


Ipovitaminosi D come fattore di rischio cardiovascolare modificabile
Francesco Fedele
Prof. Emerito di Cardiologia
Sapienza Università di Roma
Presidente Istituto Nazionale per le Ricerche Cardiovascolari (INRC)

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