
Svolta nella terapia del tumore al seno metastatico e bassa espressione della proteina Her2 (Her2 low). L’Aifa ha approvato la rimborsabilità di trastuzumab deruxtecan, anticorpo monoclonale farmaco-coniugato sviluppato da Daiichi Sankyo e AstraZeneca, che si è dimostrato in grado di migliorare in modo sostanziale sia la sopravvivenza libera da progressione (Pfs) che la sopravvivenza globale.
Nello specifico, i dati sperimentali parlano di una Pfs mediana di 9,9 mesi nelle pazienti trattate con trastuzumab deruxtecan rispetto a 5,1 mesi con chemioterapia. Inoltre, l’anticorpo farmaco-coniugato ha ridotto del 36% il rischio di morte, con un miglioramento di oltre sei mesi della sopravvivenza globale mediana, che ha raggiunto 23,4 mesi con trastuzumab deruxtecan rispetto a 16,8 mesi con chemioterapia.
“Il farmaco è costituito da un anticorpo diretto contro il recettore Her 2, espresso sulle cellule tumorali, e da un potentissimo chemioterapico legato a questo anticorpo: il risultato è di traghettare all’interno delle cellule questo chemioterapico che porta a morte cellulare, limitando l’esposizione dei tessuti normali” spiega in conferenza stampa a Milano Giampaolo Bianchini, Professore associato e responsabile del Gruppo mammella dell’Irccs Ospedale San Raffaele, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. “Questa terapia supera il dogma, precedentemente definito nel tumore della mammella, per cui le terapie anti-Her 2 funzionano solo nei carcinomi Her 2 positivi, che esprimono livelli molto alti di questo recettore. Nello studio Destiny-Breast04, che ha coinvolto 557 pazienti, trastuzumab deruxtecan ha ridotto del 50% il rischio di progressione rispetto alla chemioterapia e aumentato significativamente la sopravvivenza globale. L’impatto di questi risultati è tale da aver meritato da parte della comunità scientifica la standing ovation in sessione plenaria al congresso della Società americana di oncologia”.
Il tumore del seno viene classificato in tre principali sottotipi, fondamentali per definire la prognosi e l’approccio terapeutico. Questi includono il sottotipo dei tumori con recettore 2 del fattore di crescita epidermico umano positivo (Her2+), il sottotipo dei tumori luminali con recettore ormonale (Hr) positivo (estrogeno o progesterone positivo) e contemporaneamente Her 2 negativo (Hr+/Her 2-) e il sottotipo triplo-negativo (Tnbc, negativo per tutti e tre i recettori). L’espressione di Her 2 è definita come positiva o negativa. Viene determinata tramite un test di immunoistochimica, che misura i livelli della proteina Her 2 in una cellula tumorale e un test di ibridazione fluorescente in situ, che conta le copie del gene Her 2 nelle cellule tumorali
“Fino al 55% di tutti i tumori al seno esprime livelli bassi di Her 2 ed è, pertanto, classificabile come Her 2 low”, precisa Michelino De Laurentiis, direttore del dipartimento di Oncologia senologica toraco-polmonare, Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli. “Finora, questi tumori erano classificati semplicemente come Her 2 negativi e ricadevano, pertanto, tra i tumori luminali o tra i triplo-negativi, a seconda della presenza o meno dei recettori ormonali. Oggi, invece, visto che i tumori Her 2 low possono avvalersi di questa nuova opportunità terapeutica data dal trastuzumab deruxtecan, diventa fondamentale identificare esattamente il livello di questa proteina, non solo dichiarare un risultato positivo o negativo”.
Così Alessandra Fabi, responsabile Medicina di precisione in senologia, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs di Roma: “Trastuzumab deruxtecan è la prima terapia approvata per le pazienti con tumore al seno Her 2 low. Una bassa espressione di Her 2 può verificarsi sia nella malattia ormono-positiva che negativa. Fino a oggi la chemioterapia era l’unica opzione disponibile per le pazienti con tumore del seno avanzato o metastatico a bassa espressione di Her 2, sia positivo che negativo per i recettori ormonali dopo aver ricevuto almeno una linea di chemioterapia. Usare come bersaglio Her 2 in tumori con un basso livello di espressione di questa proteina delinea un approccio di cura innovativo, che permette di rispondere a bisogni clinici finora insoddisfatti”.
Per Rosanna D’Antona, presidente Europa Donna Italia, la notizia dell’approvazione rappresenta una grande novità in quanto “consente una nuova possibilità di cura e risponde a una necessità a oggi non colmata. Questo, unitamente a una presa in carico dedicata all’interno dei centri di senologia e al lavoro congiunto del team multidisciplinare, potrà non solo aumentare la sopravvivenza di queste donne, ma anche la loro qualità di vita nel percorso di cura che le attende”.
Soddisfazione congiunta da parte di Mauro Vitali, Head of Oncology di Daiichi Sankyo Italia e Alessandra Dorigo, Head of Oncology di AstraZeneca Italia: “Questi risultati sono il frutto della sinergia tra la competenza medico-scientifica e tecnologica di Daiichi Sankyo e la grande esperienza in oncologia e le risorse globali di AstraZeneca. Siamo orgogliosi di questa approvazione, un ulteriore tassello che ci avvicina all’obiettivo di cronicizzare il cancro e all’ambizione di eliminarlo, un giorno, come causa di morte”.
Nicola Miglino
Intervista
Presente e futuro del trattamento dell’infezione da HIV
Antonella Castagna
Primario Unità di Malattie Infettive
IRCCS Ospedale San Raffaele Turro, Milano
Direttore Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali
Università Vita-Salute San Raffaele, Milano