È poco credibile che gli adulti sani e non vaccinati che contraggono il Covid siano privi di sintomi: l’affermazione, controcorrente rispetto ai dati della letteratura, proviene da un nuovo lavoro che sfida gli studi che suggeriscono che l'infezione asintomatica sia comune. "Alcuni studi suggeriscono che l'infezione asintomatica può verificarsi fino al 50% delle volte, ma la nuova ricerca mette in dubbio tale affermazione”, ha affermato l'autore senior, Edward Mitre, professore di microbiologia e immunologia presso l'Uniformed Services University of the Health Sciences (USUHS) a Bethesda.

Non bastasse il Covid… I pazienti che hanno superato la malattia hanno un rischio concreto di manifestare disturbi mentali. Uno studio pubblicato dal British Medical Journal rileva infatti che il Covid è associato a un aumentato rischio di disturbi della salute mentale, tra cui ansia, depressione, uso e abuso di sostanze e disturbi del sonno. E questo fino a un anno dopo l'infezione iniziale. I risultati suggeriscono che affrontare i disturbi della salute mentale tra i sopravvissuti al Covid dovrebbe essere una priorità.

Quasi un terzo degli anziani che si sono ammalati di Covid nel 2020 ha sviluppato almeno una nuova condizione che ha richiesto cure mediche nei mesi successivi all'infezione iniziale, 11 in più rispetto a coloro che non avevano Covid. Le condizioni patologiche osservate coinvolgevano una serie di organi e sistemi principali, inclusi cuore, reni, polmoni e fegato, cui si aggiungevano problematiche di salute mentale. Lo rileva uno studio statunitense pubblicato sul British Medical Journal.

Le ultime segnalazioni dell’Oms indicano una diminuzione del 19% del numero di nuovi casi a livello globale nell'ultima settimana, mentre il numero di decessi è rimasto stabile. L'agenzia sanitaria delle Nazioni Unite ha dichiarato martedì 15 febbraio nel suo rapporto settimanale sulla pandemia che poco più di 16 milioni di nuove infezioni da Covid e circa 75.000 decessi sono stati segnalati in tutto il mondo la scorsa settimana.

La pandemia ha sconvolto la vita quotidiana delle popolazioni determinando, tra le altre cose, un aggravamento dei fattori che favoriscono l'ipertensione (cambiamento delle abitudini alimentari, aumento del consumo di alcol, diminuzione dell'attività fisica, diminuzione della compliance ai trattamenti, aumento dello stress emotivo, scarsa qualità del sonno, adozione di uno stile di vita più sedentario, ecc.). A complicare la situazione si sono inseriti anche i cambiamenti nell'assistenza e nel follow-up, con notevoli conseguenze sulla salute pubblica (deprogrammazione e/o rinvio delle cure, riduzione dell'accesso ai servizi sanitari).

Quanti anni di vita abbiamo perso nel 2020 per il Covid? È stato appena pubblicato sulla rivista PLOS-ONE uno studio di due docenti delle Università di Padova e di Ca’ Foscari Venezia, Stefano Mazzucco e Stefano Campostrini che mostra come in molti paesi del mondo, la pandemia di Covid abbia portato a cambiamenti eccezionali nella mortalità.

L’ultimo report dell’Oms segnala che a livello globale, nella settimana dal 31 gennaio al 6 febbraio 2022, il numero di nuovi casi di Covid è diminuito del 17% rispetto alle cifre riportate durante la settimana precedente, mentre è aumentato del 7% il numero di nuovi decessi. Quest’ultimo aggiornamento settimanale segna una svolta nella storia della pandemia. Perché se è vero che il numero dei nuovi decessi è aumentato rispetto alla settimana precedente, va anche detto che il conteggio delle morti riflette uno scenario epidemiologico di qualche settimana precedente. La visione di insieme lascia quindi ben sperare.