I quadri clinici dell’infezione da SARS-CoV-2 sono estremamente variegati, compresi nello spettro che va dall’asintomaticità ai quadri clinici di estrema gravità. Ma in alcuni pazienti la regressione del quadro sintomatologico non è completa ed essi continuano a lamentare la persistenza di sintomi prolungati, condizione per la quale è stata inizialmente coniata la definizione di Covid-lungo e che ora viene con più precisione definita come sequele post-acute di infezione da SARS-CoV-2 (PASC).

Riparte PsoPoint, la piattaforma digitale che facilita il contatto da remoto tra gli oltre 2,5 milioni di italiani con psoriasi e i dermatologi. Dodici appuntamenti da aprile a dicembre ai quali i pazienti si possono prenotare attraverso il sito www.impattoinvisibile.it. Attivata lo scorso anno per assicurare la continuità assistenziale anche durante il lockdown, la piattaforma PsoPoint aiuta i pazienti con psoriasi a mantenere la relazione con lo specialista e ad affrontare molti degli aspetti connessi a questa patologia cronica, inclusi quelli emotivi e “invisibili”.

Non solo la saliva, ma anche le lacrime. Il coronavirus è stato identificato sulla superficie oculare del 57.1% dei pazienti Covid da un team di ricercatori italiani, autori di uno studio condotto in Lombardia, una delle regioni del Nord Italia più colpite dalla pandemia. La ricerca, firmata da scienziati e specialisti dell'Asst dei Sette Laghi e dell'università dell'Insubria a Varese, è pubblicata su Jama Ophthalmology.

Durante questi mesi di pandemia ai pazienti sofferenti di asma sono state consigliate precauzioni aggiuntive. Una recente revisione sistemica e meta-analisi di 57 studi fornisce raccomandazioni aggiornate per pazienti e medici. Tra i risultati interessanti, l'analisi ha rilevato che i pazienti con asma hanno un rischio inferiore del 14% di contrarre Covid-19 e un rischio inferiore del 13% di ospedalizzazione correlata a Covid-19. Inoltre, ci sono alcune prove in vitro che i corticosteroidi inalatori possono avere un effetto protettivo contro l'infezione. 

Un'analisi retrospettiva dei pazienti Covid-19 ospedalizzati ha rilevato un'incidenza del 10% di fibrillazione atriale/flutter atriale (AF/AFL) e un'incidenza del 4% di AF/AFL di nuova insorgenza. La presenza di disturbi del ritmo è stata associata a un aumento della mortalità. La nuova insorgenza di aritmia atriale era più comune nei pazienti più anziani ed era associata ad un aumento dei marker di danno infiammatorio e miocardico.

I medici del Centro Ipertensione di Auxologico San Luca hanno condotto, lo studio "Home blood pressure during Covid-19 related lockdown in patients with hypertension" di prossima pubblicazione su European Journal of Preventive Cardiology, per verificare se il lockdown e la pandemia, che hanno portato le persone a modificare le proprie abitudini e a cambiare lo stile di vita, essere più stressate e a dormire meno, abbiano causato anche un effettivo aumento di pressione arteriosa nei soggetti già ipertesi.