Alcuni studi riportano un effetto diretto del SARS-CoV-2 che provocherebbe una tiroidite. Ma esiste un legame tra il distiroidismo legato al Covid-19 e le sue numerose manifestazioni cliniche? Un recente studio caso-controllo preliminare sembra suggerire che l'ipotiroidismo può contribuire all'insorgenza o alla persistenza dell'anosmia prolungata.

Nel corso di una recente Web Conference “La Real World Evidence e la sua utilità nella gestione della SARS-CoV-2” sono stati affrontati temi quali la prevenzione e le misure per il contenimento del contagio, le modalità per migliorare il sistema di sorveglianza epidemiologica e la
gestione dell’emergenza, cercando di dare risposte alla pandemia da SARS-CoV-2 sulla base di evidenze e conoscenze scientifiche.

Negli ultimi vent'anni, l'ecografia è stata oggetto di rinnovato interesse come mezzo diagnostico rapido per l’identificazione e l’inquadramento di patologie polmonari, di facile esecuzione poiché può essere utilizzato al letto del malato, in situazioni cliniche urgenti affrontate in unità di terapia intensiva. Nel tempo si è sviluppata una ricca semiologia ecografica pleuropolmonare, in grado di rispondere a molti problemi pratici e, a questo proposito, merita attenzione il suo potenziale contributo alla diagnosi  al capezzale di polmonite correlata a SARS-CoV-2.

Il problema clinico del "dolore cronico" ha raggiunto proporzioni allarmanti in termini di disabilità, di consumo di risorse socio/sanitarie e di impatto sui servizi di assistenza primaria e specialistica e l’ambito della medicina di base è di frequente chiamato alla gestione di questa condizione. Un panel di esperti della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) si è dedicato alla definizione di un algoritmo diagnostico che sia di ausilio nel percorso diagnostico, prologo di una gestione terapeutica di successo.

L'inattività fisica è collegata a casi di infezione da SARS-CoV-2 di maggior gravità e associati anche ad un aumentato rischio di morte: lo rileva un ampio studio statunitense pubblicato sul British Journal of Sports Medicine. I risultati hanno dimostrato che i pazienti con Covid-19 che erano costantemente inattivi durante i 2 anni precedenti la pandemia avevano maggiori probabilità di essere ricoverati in ospedale, di richiedere cure intensive e di morire rispetto ai pazienti che avevano costantemente rispettato le linee guida sull'attività fisica.