Protezione vaccinale da Omicron nei 5-11enni mediocre? In due mesi sembra diventare persino negativa

Lancet ha pubblicato un enorme studio nazionale retrospettivo dell’ISS, su dati individuali di tutti i bambini italiani (aggiustati per fattori individuali e di contesto), di gran lunga il più vasto nell’era di Omicron, con monitoraggio dal 17 gennaio al 13 aprile 2022.
Le conclusioni non sono trionfali, ammettendo che nei 5-11enni la vaccinazione ha efficacia pratica (VE) inferiore rispetto a individui ≥12 anni e che la protezione decresce dopo il completamento del ciclo primario. Anche questi modesti risultati, però, sembrano sovrastimare quelli reali.
Uno studio osservazionale basato su una popolazione di oltre 15.500 individui, ha indicato che i punteggi di rischio che non incorporavano lo stato di deprivazione socioeconomica hanno sostanzialmente sottostimato il rischio di CVD incidente negli individui più svantaggiati e anche significativamente sovrastimato il rischio negli individui meno svantaggiati. Il dato evidenzia l'importanza di includere lo stato di deprivazione socioeconomica nella stima del rischio di CVD incidente.
Secondo un nuovo studio le persone che hanno fatto la vaccinazione contro l’influenza avrebbero il 40% di probabilità in meno rispetto ai loro coetanei non vaccinati di sviluppare l'Alzheimer nel corso di quattro anni. La forza di questo effetto protettivo aumenta con il numero di anni in cui una persona riceveva un vaccino antinfluenzale annuale.
Se nelle nazioni più ricche si è raggiunta una elevata diffusione della vaccinazione contro il Covid, non si può dire lo stesso per molti paesi meno ricchi, che devono ancora affrontare le difficili scelte di stabilire quali sono i gruppi di persone che dovrebbero essere i primi a ricevere i vaccini in caso di scorte limitate.
Chi si infetta dopo la vaccinazione riduce del 49% il rischio di sviluppare coaguli di sangue e del 56% le probabilità di danno ai polmoni rispetto a chi non è vaccinato. Sugli altri sintomi del Covid lungo i vaccini sono meno efficaci. Questi sono alcuni dei dati emersi da uno studio pubblicato su Nature Medicine.
L'Università Cattolica di Lovanio (UCLouvain) in Belgio ha annunciato che i suoi ricercatori sono riusciti a identificare la “chiave” che consente al virus SARS-CoV-2 di attaccare le cellule. Inoltre, sono riusciti a bloccare questa via di accesso, impedendo così l’interazione virus-cellula e prevenendo in tal modo l'infezione.
I dati più recenti del report dell’ISS delineano una situazione assai poco incoraggiante: aumento del numero di fumatori (1 italiano su 4 fuma), importanti numeri relativi alle morti causate dal fumo di sigaretta, incremento dell’incidenza del cancro nelle donne. “L’aumento dei fumatori rilevato dal report è un segnale che desta preoccupazione. Necessario attivare azioni di prevenzione a partire dai più giovani” dice Silvio Brusaferro, presidente dell’ISS.