A prevedere ciò è il protocollo d’intesa, recentemente siglato, tra la Pediatria di Famiglia e il Governo, le Regioni e le Province autonome. “Riconosciuto il nostro ruolo, la presenza capillare e il rapporto fiduciario con le famiglie. Così liberiamo risorse dei servizi territoriali da dedicare, non appena saranno disponibili più dosi, alla copertura di tutta la popolazione in tempi rapidi”, ha dichiarato Paolo Biasci, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri. Il presidente Fimp, inoltre, durante  il 47esimo Congresso Nazionale Sindacale, svoltosi di recente, ha lanciato un forte appello al governo: "i pediatri di famiglia necessitano di una copertura legale e di personale di studio".

Dall'Anaoo - Assomed ai sindacati della Medicina Generale fino alla FNOMCeO: è un coro unanime quello che si leva dalla professione medica contro l’iscrizione dei medici vaccinatori nel registro degli indagati, quando si manifesta un evento avverso dopo la vaccinazione. Si chiede che le forze politiche mettano in  in campo norme che, esimendo i medici dalla responsabilità penale di carattere colposo, tutelino sia i professionisti sia i pazienti. Lo Smi è di recente intervenuto sulla questione con una lettera aperta indirizzata a Draghi e Speranza, Snami richiede un intervento emergenziale. Gli appelli non sono stati vani. Il ministro Speranza ha di recente dichiarato: "Stiamo lavorando ad uno scudo legale per i medici".

Con le ultime intese siglate, quasi tutte le Regioni hanno sottoscritto accordi con i Mmg relativi al loro coinvolgimento nelle somministrazioni del vaccino anti-Covid. Al riguardo il segretario generale della Fimmg, Silvestro Scotti, ha tenuto a precisare che "per organizzare bene il lavoro e le dosi da gestire, sarebbe opportuno anche stabilire chi fa cosa e, per evitare sovrapposizioni e problemi di gestione dei richiami, sarebbe il caso di suddividere la popolazione sulla base delle dosi vaccinali presenti. Ad esempio i medici di famiglia potrebbero vaccinare gli over 80 e i centri vaccinali gli altri".

A redigere questi documenti è stato il Co.S, il Consorzio Nazionale formato da Cooperative di medici di famiglia. "L’organizzazione della MG deve essere messa nelle condizioni  di realizzare presidi Covid-19 a livello territoriale  - ha dichiarato il Presidente Co.S Antonio Di Malta in un recente webinar - in grado di affiancare gli ospedali nel  fronteggiare la pandemia. Questa organizzazione è già stata attuata in molti territori dalle Cooperative di servizio. A seguito di questo, abbiamo definito 10 passaggi per affrontare una  profonda riorganizzazione delle cure sul territorio italiano e messo a punto un Manifesto strategico. Documenti che riassumono proposta, mezzi, asset tecnologici e gestionali, dispositivi legislativi del mondo della cooperazione nella MG".

È quanto prevede la determina dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) pubblicata il 9 marzo in Gazzetta Ufficiale: "La selezione del paziente è affidata ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta, ai medici delle Usca(r) e, in generale, ai medici che abbiano l’opportunità di entrare in contatto con pazienti affetti da Covid di recente insorgenza e con sintomi lievi-moderati e di indirizzarli rapidamente alla struttura presso la quale effettuare il trattamento e deve avvenire nel rispetto dei criteri fissati dalla CTS (...)".

“L’Area Formazione e Prospettive del Sindacato Medici Italiani esprime grande soddisfazione per la proposta di  emendamento (n. 19.18 testo 2) al DL Semplificazione. L’emendamento, a nostro avviso, propone una sterzata decisiva nella MG: la creazione della Scuola di Specializzazione in Medicina Generale, di Comunità e delle Cure Primarie”. Così si è espressa Delia Epifani Responsabile Nazionale Smi Formazione e Prospettive, in una dichiarazione in cui ha commentato il testo emendativo in discussione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato.

È quanto ha denunciato Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg, in una recente intervista rilasciata ad Adnkronos Salute. "Arriviamo così all'assurdo  - ha dichiarato Scotti - che io posso andare a visitare un paziente a casa, rischiando anche la vita, ma non ho nulla da prescrivergli e non ho informazioni su eventuali terapie prescritte in ospedale. Le aziende farmaceutiche, infatti, stando alla normativa vigente, non sono autorizzate a informare i Mmg su molecole che non possono prescrivere”.