"Non servirà una laurea per fare un’iniezione". Questa è la frase espressa dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, sul dibattito aperto dai medici contro la somministrazione dei vaccini anti Covid da parte dei farmacisti. Un dibattito che Zaia ha definito sterile. Tali affermazioni hanno destato le proteste degli Ordini dei Medici veneti e anche della FNOMCeO che ha puntualizzato: "Infermieri, farmacisti, medici studiano anni per acquisire le loro competenze, peculiari, diverse e specifiche per ogni professione".
Malgrado le dichiarazioni del Ministro della Salute sull'impegno del governo a "lavorare, in sede di conversione del decreto, ad una protezione legale per il personale sanitario impegnato nell’emergenza che vada oltre la semplice norma approvata in Consiglio dei Ministri che riguarda le vaccinazioni", i rappresentanti delle categorie professionali della sanità, ad eccezione del Sindacato dei Medici Italiani, esprimono delusione per il Decreto Legge sulle misure urgenti per il contenimento dell’epidemia nella parte inerente alla responsabilità sanitaria da somministrazione del vaccino anti Covid.
L'esercito dei vaccinatori si dilata, ma la campagna vaccinale non decolla come dovrebbe. Nel frattempo si punta il dito contro i medici di medicina generale rei di essere poco disponibili a dare una mano nella vaccinazione di massa. Sembrano, al riguardo, cadere nel vuoto gli innumerevoli appelli lanciati dalla categoria che giungono dalle varie Regioni. Esiguità delle dosi consegnate, liste dei nominativi per la vaccinazione domiciliare che latitano rendono la partecipazione dei medici di famiglia un percorso ad ostacoli.
"Le procedure previste dalla norma per l'obbligo vaccinale degli operatori sanitari - ha dichiarato recentemente il presidente della FNOMCeO all'Adnkronos Salute - non ne garantiscono l'applicabilità. Serve semplificare il sistema sanzionatorio per rendere la normativa più efficace. È necessario essere molto più chiari e più duri, con provvedimenti più incisivi e forti. Non escluderei nemmeno il licenziamento".
Il documento consegnato dalla Società Italiana di Medicina Interna alle Istituzioni, come proposta nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, punta su di una organizzazione dell’ospedale del terzo millennio che parta dallo specialista in Medicina Interna per poter avere una maggiore integrazione ospedale-territorio, una migliore continuità assistenziale e assistenza di prossimità.
L'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Firenze fa il punto sulla campagna vaccinale e le difficoltà del momento. "In Toscana - sottolinea l'Ordine - bisognerà consegnare ogni giorno decine di vaccini in mano ai medici di famiglia per poter finire in poche settimane almeno il primo ciclo di somministrazioni e cercare di salvare più persone possibili senza dimenticare le persone sopra i 65 anni che ormai si ammalano gravemente".
"La stragrande maggioranza delle Regioni non ha attuato le norme sull’obbligo formativo dei medici, esponendoli a richieste di risarcimento del danno". La denuncia è dell'associazione 'Consumerismo No profit', preoccupata che una scarsa formazione degli operatori sanitari possa influire negativamente sulla qualità delle cure dei cittadini specialmente ora, in piena pandemia e con la campagna vaccinale in corso.