
Il “Piano europeo per sconfiggere il cancro” ha recentemente pubblicato le raccomandazioni della Commissione Europea, che invitano all’attuazione graduale e ben pianificata di programmi di screening del cancro alla prostata negli uomini sotto i 70 anni di età. L'approccio suggerito combina il test del Psa e la risonanza magnetica per il monitoraggio.
Lo screening del cancro alla prostata mediante il test del Psa è stato oggetto di molti dibattiti per anni.
Il dibattito si è intensificato dopo la pubblicazione dei risultati quasi contemporanei e soprattutto contraddittori di due grandi studi: il primo, nel 2009, ha mostrato un beneficio dello screening in termini di mortalità per cancro alla prostata (1). Il secondo, qualche mese dopo, non ha riscontrato alcuna riduzione della mortalità nel gruppo sottoposto a screening (2). Un terzo studio ha poi confermato l'assenza di beneficio derivante da un singolo dosaggio del Psa, in termini di mortalità a 10 anni (3). Questi studi hanno anche evidenziato i rischi dello screening, in particolare quello di sovradiagnosi e sovratrattamento con la sua coorte di effetti avversi.
Praticamente tutti i Paesi europei si sono quindi pronunciati contro lo screening organizzato per dosaggio del Psa, e sono favorevoli a una decisione condivisa, in un unico convegno, tra il paziente e il suo medico. Questo atteggiamento, però, implica il rischio che lo screening su richiesta, opportunistico e senza un protocollo chiaro (ad esempio quale screening per gli uomini anziani?), si traduca in un insoddisfacente rapporto benefici/effetti avversi.
Un team internazionale ha appena pubblicato i dati di uno studio sulla popolazione effettuato in 26 paesi europei (19 appartenenti all’Unione Europea), condotto tra il 1980 e il 2017 (4). L'obiettivo era, nella prospettiva di istituire uno screening organizzato, specificare le principali caratteristiche epidemiologiche del cancro alla prostata negli uomini di età compresa tra 35 e 84 anni in tutta Europa, al fine di disporre di dati di base.
La prima osservazione è che i tassi di incidenza del cancro alla prostata variano considerevolmente tra i paesi, mentre i tassi di mortalità stanno diminuendo lentamente e in modo uniforme in tutta Europa. Gli autori sottolineano le difficoltà di interpretazione di questi dati, e in particolare di distinguere tra quella che sarebbe la conseguenza di una diagnosi precoce e quella dei progressi terapeutici. I risultati suggeriscono che l’intensità della pratica della misurazione del Psa è un importante driver dell’aumento dell’incidenza del cancro alla prostata in Europa e maschera le variazioni legate ai fattori di rischio.
I dati mostrano anche che lo screening non organizzato e opportunistico del Psa ha effetti diversi nella pratica e negli studi clinici. Pertanto, mentre negli studi clinici il dosaggio del Psa è correlato con un aumento dell’incidenza del cancro pari o inferiore a 1.4, i dati qui raccolti mostrano che l’incidenza raddoppia tra il 1990 e il 2017 (fino a un’incidenza moltiplicata per 8 in Lituania).
Ciò sembra supportare l’ipotesi del rischio di sovradiagnosi legato allo screening opportunistico, supportata dai progressivi cambiamenti delle curve di incidenza in base all’età, che suggeriscono che diagnosi precoci negli uomini più giovani hanno solo un impatto trascurabile sulla successiva mortalità nei gruppi di uomini più anziani.
Per gli autori, questi risultati rafforzano l’idea che l’implementazione dello screening dovrebbe essere cauta per evitare effetti avversi legati alla sovradiagnosi e al sovratrattamento ad essa associato. La sorveglianza attiva, attualmente offerta agli uomini a basso rischio, limita il rischio di un trattamento radicale inappropriato e implica la partecipazione congiunta di decisori, professionisti, pazienti e le loro famiglie.
Gli autori sottolineano inoltre la necessità di continuare a monitorare la pratica del dosaggio opportunistico del Psa, con la sua cascata di biopsie e trattamenti, in particolare nei Paesi in cui la cura non è regolamentata.
Bibliografia
1. Schröder FH, et al. ERSPC Investigators. Screening and prostate-cancer mortality in a randomized European study. N Engl J Med 2009; 360: 1320-8.
2. Andriole GL, et al. PLCO Project Team. Mortality results from a randomized prostate-cancer screening trial. N Engl J Med 2009; 360: 1310-9.
3. Martin RM, et al. CAP Trial Group. Effect of a Low-Intensity Psa-Based Screening Intervention on Prostate Cancer Mortality: The CAP Randomized Clinical Trial. JAMA 2018; 319: 883-95.
4. Vaccarella S, et al. Prostate cancer incidence and mortality in Europe and implications for screening activities: population based study. BMJ 2024; 386: e077738.
Intervista
Presente e futuro del trattamento dell’infezione da HIV
Antonella Castagna
Primario Unità di Malattie Infettive
IRCCS Ospedale San Raffaele Turro, Milano
Direttore Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali
Università Vita-Salute San Raffaele, Milano