Secondo un nuovo studio, le persone che fanno esercizio fisico regolare hanno meno probabilità di contrarre l’infezione da Sars-CoV-2 o di sviluppare un caso grave che richieda un’ospedalizzazione. I risultati hanno infatti mostrato che rispetto a chi conduce una vita sedentaria, gli adulti che aderiscono alle linee guida statunitensi sull’attività fisica hanno il 10% in meno di probabilità di contrarre l’infezione e il 27% in meno di probabilità di ricovero ospedaliero. 

Lo studio

Questo studio di coorte, pubblicato su JAMA Network Open, ha combinato popolazioni di 3 trial clinici prospettici randomizzati in corso su adulti statunitensi di età pari o superiore a 45 anni che hanno fornito autovalutazioni prepandemiche sull'attività fisica al basale nel tempo libero e sui fattori di rischio per gli esiti di COVID-19. In più sondaggi, veicolati da questionari, da maggio 2020 a maggio 2022, i partecipanti hanno indicato se avevano almeno 1 risultato positivo al test COVID-19 o se erano stati ricoverati in ospedale per l’infezione.

Le linee guida affermano che gli adulti dovrebbero svolgere almeno da 150 a 300 minuti di esercizio di intensità moderata o da 75 a 150 minuti di esercizio di intensità vigorosa ogni settimana. Esempi di esercizi di moderata intensità includono camminare a ritmo sostenuto, giocare a tennis in doppio, lavorare in giardino o seguire una lezione di acquagym. Le attività ad intensità vigorosa includono jogging, corsa, ciclismo, nuoto in vasca, calcio o trasporto di carichi pesanti.

Il livello di attività fisica prepandemica è stato classificato in 3 gruppi in base alle ore metaboliche equivalenti a settimana: inattivo (0-3,5), insufficientemente attivo (da >3,5 a <7,5) e sufficientemente attivo (≥7,5).

La popolazione raggruppata comprendeva 61.557 partecipanti (età media, 75,7 anni; 70,7% donne), il 20,2% dei quali erano inattivi, l’11,4%, insufficientemente attivi, e il 68,5% sufficientemente attivi. Fino a maggio 2022 sono stati segnalati un totale di 5890 casi incidenti confermati di COVID-19, inclusi 626 ricoveri ospedalieri.

Dopo aver controllato i dati demografici, l’indice di massa corporea, i fattori legati allo stile di vita, le comorbilità e i farmaci utilizzati, rispetto agli individui inattivi, quelli non sufficientemente attivi non fatto riscontrare una riduzione significativa delle infezioni (OR, 0,96) o dell’ospedalizzazione (OR, 0,98), mentre quelli sufficientemente attivi hanno avuto una riduzione significativa delle infezioni (OR, 0,90) e soprattutto dell'ospedalizzazione (OR, 0,73). Nelle analisi per sottogruppi, l’associazione tra attività fisica e infezione da SARS-CoV-2 differiva in base al genere, con probabilità ridotte in particolare per le donne sufficientemente attive (OR, 0,87).

Commenta l’autore senior Howard Sesso, epidemiologo associato presso la Divisione di Medicina Preventiva del Brigham and Women's Hospital di Boston, in un comunicato stampa: “Questo studio ampio e unico all’inizio della pandemia fornisce un importante supporto all’attività fisica nella prevenzione dell’infezione da COVID-19 e del ricovero ospedaliero che può estendersi più ampiamente al miglioramento della funzione immunitaria e alla riduzione della vulnerabilità alle infezioni”.

 

Bibliografia

Muñoz-Vergara D, et al. Prepandemic Physical Activity and Risk of COVID-19 Diagnosis and Hospitalization in Older Adults. JAMA Netw Open 2024; 7(2):e2355808.

Intervista


Presente e futuro del trattamento dell’infezione da HIV
Antonella Castagna
Primario Unità di Malattie Infettive
IRCCS Ospedale San Raffaele Turro, Milano
Direttore Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali
Università Vita-Salute San Raffaele, Milano

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