
I ricercatori hanno confrontato le stime del rischio per ASCVD rilevate col modello di valutazione pubblicato nel 2013 dall’ACC/AHA (pooled cohort equations, PCE) e le nuove equazioni di previsione del rischio PREVENT.
PREVENT, sviluppato dall’American Heart Association (AHA) e pubblicato nel 2023, segna un’importante revisione delle PCE perché si basa su dati più recenti provenienti da un campione di popolazione molto più ampio e diversificato. Tiene inoltre conto di ulteriori condizioni di salute, come malattie renali e metaboliche, nel determinare le probabilità a 10 e 30 anni sia di ASCVD che di insufficienza cardiaca.
Il nuovo studio, pubblicato su JAMA Internal Medicine, si è basato sui dati di 3785 adulti statunitensi che hanno partecipato al National Health and Nutrition Examination Study (NHANES) dal 2017 a marzo 2020, circa il 21% dei quali assumeva statine. Confrontando i risultati di entrambi i calcolatori, i ricercatori hanno rilevato che il modello PREVENT ha abbassato di circa la metà le stime medie del rischio ASCVD in tutti i gruppi demografici, con le maggiori differenze tra i neri e tra gli anziani.
Il confronto fra i 2 modelli
Nel complesso, i ricercatori hanno rilevato che il rischio medio di ASCVD stimato a 10 anni era dell’8% utilizzando le PCE, e solo del 4.3% utilizzando le equazioni PREVENT. Le differenze tra le stime di rischio dei calcolatori erano maggiori per gli adulti neri (10.9% vs 5.1%, rispettivamente) e quelli di età compresa tra 70 e 75 anni (22.8% vs 10.2%).
"Alcuni dei dati che hanno costituito le PCE provengono dagli anni '90 o prima", commenta SS Khan, presidentessa del comitato AHA che ha sviluppato le equazioni PREVENT. “Sappiamo che da allora i tassi di morte per ASCVD sono diminuiti”. In parte, ciò potrebbe essere anche dovuto al fatto che sempre più persone utilizzano misure e terapie preventive, comprese le statine.
Nella nuova analisi, i ricercatori non hanno utilizzato i dati opzionali dell’indice di deprivazione sociale (SDI) del modello PREVENT perché tali dati non sono riportati in NHANES. L’SDI tienecontodegli effetti della povertà, dell’istruzione, dell’alloggio e delle condizioni occupazionali sui risultati sanitari piuttosto che sulla razza come facevano i PCE. Questa scelta, “potrebbe spiegare alcune delle differenze nelle stime del rischio tra PCE e PREVENT per gli adulti neri nello studio, avendo escluso i gruppi che potrebbero avere tassi di povertà più elevati e altri fattori SDI” - afferma Khan.
Altre limitazioni allo studio hanno riguardato il fatto che non sia stato confrontato il rischio di ASCVD a 30 anni utilizzando le 2 equazioni o i rischi a 10 anni per i pazienti di età inferiore a 40 anni o superiore a 75. Inoltre non ha esaminato le stime del rischio totale di malattia cardiovascolare, che includono insufficienza cardiaca o stime per la sola insufficienza cardiaca.
Inoltre, lo studio non ha valutato se le stime del rischio di entrambi i modelli siano più accurate nella pratica clinica attuale, osserva Khan.
Va detto comunque che le equazioni PREVENT sono state sviluppate sulla base di coorti più contemporanee e quindi è probabile che riflettano maggiormente le popolazioni attuali rispetto ai PCE.
In secondo luogo, come sottolinea Khan, il modello PREVENT “è stato esaminato e ha dimostrato una buona accuratezza tra gruppi di età, razze ed etnie diverse e persone con malattia renale cronica”.
Detto questo, i calcolatori del rischio sono gli strumenti più utilizzati dai medici per avviare strategie di prevenzione, ha affermato il leader dello studio, TS Anderson. “Non possono però fornire previsioni altamente personalizzate. È qui che entrano in gioco le comunicazioni medico-paziente, sia per considerare altri fattori che potrebbero avere un impatto sul rischio – la storia familiare, per esempio – sia per altre riflessioni importanti, altre condizioni croniche e le preferenze del paziente”.
Una decisione personalizzata
Usare le equazioni PREVENT invece delle PCE significherebbe che milioni di pazienti senza ASCVD nota verrebbero ora riclassificati in livelli di rischio più bassi.
I cambiamenti nella valutazione del rischio di malattie cardiovascolari potrebbero anche portare a raccomandazioni diverse per altri tipi di terapie preventive, compresi farmaci come l’aspirina a basso dosaggio. Ciò potrebbe potenzialmente ridurre la politerapia, secondo i ricercatori. Il passaggio a PREVENT potrebbe anche modificare le raccomandazioni per l’esecuzione di test per fattori di rischio CV, come la lipoproteina(a) e il calcio nelle arterie coronarie. E ciò potrebbe ridurre i costi e lo stress per procedure non necessarie.
Ma anche l’aderenza alla terapia con statine è fondamentale, così come il suo miglioramento. I ricercatori hanno rilevato che solo circa il 44% dei pazienti del gruppo di studio idonei alla terapia preventiva primaria con statine sulla base delle equazioni PREVENT riportavano di utilizzare effettivamente i farmaci. I motivi possono essere diversi e riguardare anche fattori sistemici, come la mancanza di accesso alle cure primarie e all’assicurazione, negli Usa, ma anche fattori individuali, come ad esempio la riluttanza da parte di alcuni a prendere farmaci preventivi.
Dato il loro sviluppo da parte dell'AHA, le equazioni PREVENT potrebbero presto essere incorporate nelle linee guida pratiche, secondo Anderson. Ciò potrebbe iniziare entro la fine del 2024 o l’inizio del 2025, quando l’AHA e l’American College of Cardiology pubblicheranno le nuove linee guida sull’ipertensione attualmente in fase di sviluppo. Seguiranno nuove linee guida sul colesterolo, probabilmente nel 2025, e successivamente linee guida per la prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari.
Bibliografia
Anderson TS, et al. Atherosclerotic Cardiovascular Disease Risk Estimates Using the Predicting Risk of Cardiovascular Disease Events Equations. JAMA Intern Med 2024; doi: 10.1001/jamainternmed.2024.1302.
Intervista
Presente e futuro del trattamento dell’infezione da HIV
Antonella Castagna
Primario Unità di Malattie Infettive
IRCCS Ospedale San Raffaele Turro, Milano
Direttore Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali
Università Vita-Salute San Raffaele, Milano