Un gruppo di ricerca guidato da studiosi dell’Università di Bologna ha messo a punto una metodica per produrre grandi quantità di “proteasi 3C-like”, proteina essenziale per la replicazione del coronavirus e bersaglio farmacologico primario per produrre nuovi candidati farmaci antivirali.
Ma anche coloro che lavorano nei settori delle vendite, della vendita al dettaglio, dell'abbigliamento e delle costruzioni sono potenzialmente a rischio. L'esposizione cumulativa a vari agenti, tra cui talco e ammoniaca, può essere un importante fattore di rischio.
L’evoluzione dell’asma è strettamente legata alla qualità dell'ambiente respiratorio. Da un nuovo studio su larga scala sono emersi dati che correlano l'aumento della temperatura ambientale ai ricoveri per asma durante i mesi estivi.
Uno studio coordinato dall’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con l’Institute for Research in Biomedicine di Bellinzona, ha scoperto che l’acido ellagico, una sostanza naturale presente in molta frutta e verdura, limita la formazione di biofilm, una “maglia” che protegge i microorganismi da situazioni avverse, aprendo prospettive di ricerca su infezioni resistenti agli antibiotici.
Il laboratorio biomolecolare di Calcinate è un progetto nato durante la pandemia dalla collaborazione tra il Distretto Rotary 2042, Porsche Consulting ASST Bergamo Est e ATS Bergamo. Ne è stata di recente annunciata la candidatura al neonato “European Prize for Humanitarian Innovation” (InnovAid) che premia esempi virtuosi di tecnologia di assistenza umanitaria con un contributo di 250 mila euro.
I professionisti dell’Asst Gaetano Pini-CTO, in collaborazione con altri enti del territorio nazionale, porteranno a termine due ricerche sulla cura del Parkinson e della malattia fibrosante. I due progetti sono stati finanziati nell’ambito del primo avviso Pnrr rispettivamente con 980.000 euro per il Parkinson e 810.860 per le malattie fibrosanti polmonari.
Gli adulti tra i 20 e i 30 anni con disturbi mentali hanno una probabilità fino a tre volte più elevata di infarto o ictus: è quanto emerge da uno studio condotto su oltre 6.5 milioni di individui pubblicato sull'European Journal of Preventive Cardiology. I comportamenti relativi allo stile di vita non spiegavano l'eccesso di rischio. Uno su otto dei partecipanti di età compresa tra 20 e 39 anni soffriva di qualche tipo di malattia mentale tra cui depressione, ansia e insonnia.