
L’allocuzione significa “il Ramadan sia generoso”. E che lo sia davvero sulla salute del cuore lo dimostra il fatto che coloro che osservano il precetto religioso possono ridurre, anche se temporaneamente, il colesterolo, altri lipidi e i marcatori infiammatori nel sangue. Questa è la conclusione di un gruppo di scienziati che hanno esaminato il modello del digiuno intermittente del Ramadan (RIF) nelle persone in sovrappeso e obese.
I loro risultati suggeriscono che il RIF è associato a miglioramenti dei lipidi nel sangue e del livello di composti grassi come ceramidi e sfingolipidi nel sangue, nonché a una protezione temporanea contro i fattori di rischio cardiometabolico.
"Il RIF è associato a miglioramenti nelle specie lipidiche della sfingosina plasmatica, della sfinganina sfingomielina e della diidrosfingomielina", scrivono gli scienziati nel loro studio pubblicato in Scientific Reports.
Lo studio, condotto congiuntamente da scienziati dell'Università di Sharjah negli Emirati Arabi Uniti, dell'Università americana dello Utah e della Jordan University della Giordania, rileva inoltre "un miglioramento del profilo lipidico e dei marcatori infiammatori, che può conferire una protezione a breve termine contro i problemi cardiometabolici in pazienti con sovrappeso/obesità."
Esiste una crescente letteratura che associa il digiuno intermittente (IF) alle alterazioni metaboliche, i cambiamenti nelle reazioni chimiche che si verificano nel nostro corpo quando convertono i grassi immagazzinati nel corpo in energia. Le alterazioni del metabolismo corporeo influiscono sulla salute di una persona e possono essere indicatori di varie malattie, tra cui cancro e problemi cardiaci.
"Il digiuno intermittente è associato a enormi alterazioni metaboliche che sono alla base dei suoi diversi effetti sulla salute. I cambiamenti nel metabolismo dei lipidi, in particolare quello delle ceramidi e di altri sfingolipidi, sono tra le più notevoli di queste alterazioni", scrivono i ricercatori.
Nella revisione della letteratura, gli autori attribuiscono all'IF "un ampio spettro di effetti positivi sull'invecchiamento e sulle malattie neurodegenerative, sulla disfunzione cardiometabolica e sui
problemi vascolari". Tuttavia, vedono il RIF come uno dei tipi di IF più utilizzati al mondo, con i musulmani di tutto il mondo che considerano l'osservanza del Ramadan un pilastro della loro fede.
Gli autori hanno eseguito il loro studio prima, durante e dopo il Ramadan, un mese sacro di 29-30 giorni nel calendario lunare musulmano. I loro dati derivano dall'esame delle condizioni di salute dei soggetti intervistati.
La durata del digiuno varia a seconda della posizione geografica, ma generalmente si stima che duri tra le 12 e le 17 ore al giorno. Si dice che la durata media giornaliera del digiuno per i musulmani in tutto il mondo sia di circa 15 ore al giorno, a seconda della località.
Tuttavia, è consentito mangiare liberamente e senza restrizioni durante la notte.
"Abbiamo confrontato le variabili studiate per ciascun partecipante prima e dopo o alla fine del Ramadan, il che significa che ogni partecipante fungeva da controllo. I partecipanti non hanno ricevuto alcuna raccomandazione per cambiamenti nella dieta, nello stile di vita o nell'attività fisica in nessuna fase durante questo studio" hanno sottolineato gli autori.
Il campione comprendeva adulti sani in sovrappeso e obesi, con una fascia di età compresa tra 18 e 58 anni.
Nelle donne sono stati semplicemente osservati 23-25 giorni di digiuno poiché la giurisdizione musulmana vieta il digiuno durante le mestruazioni. Il campione comprende solo gli adulti, poiché i bambini sono esentati dal digiuno del Ramadan.
Durante tutto il periodo di osservazione, "sono state effettuate misurazioni antropometriche, biochimiche (profilo lipidico, marcatori glicemici e infiammatori) e relative all'assunzione alimentare", hanno specificato gli autori, aggiungendo che agli intervistati è stato chiesto di continuare con il loro livello di esercizio abituale poiché un'attività fisica extra avrebbe potuto interferire con le misurazioni biochimiche.
È emerso che il RIF si associa a una riduzione della massa corporea e della massa grassa indipendentemente dai cambiamenti nell'apporto calorico, con il regime di digiuno che determina una riduzione della quantità totale di colesterolo. Gli esami di laboratorio sui marcatori infiammatori mostrano che il RIF è associato a una riduzione delle probabilità di soffrire di condizioni flogistiche causate da malattie autoimmuni e tumori.
Bibliografia
Mohamed Ibrahim Madkour et al. Ramadan intermittent fasting is associated with ameliorated inflammatory markers and improved plasma sphingolipids/ceramides in subjects with obesity: lipidomics analysis. Sci Reports 2023. DOI: 10.1038/s41598-023-48849-0
Intervista
Presente e futuro del trattamento dell’infezione da HIV
Antonella Castagna
Primario Unità di Malattie Infettive
IRCCS Ospedale San Raffaele Turro, Milano
Direttore Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali
Università Vita-Salute San Raffaele, Milano