È questo il tema di un editoriale pubblicato su Lancet che illustra diverse precisazioni in merito. Mentre il mondo si avvicina a 1 milione di morti per Covid-19 - esordisce l’autore - dobbiamo affrontare il fatto che stiamo adottando un approccio troppo ristretto per gestire il focolaio di un nuovo coronavirus. Abbiamo visto la causa di questa crisi come una malattia infettiva e tutti i nostri interventi si sono concentrati sull’interruzione della trasmissione virale, controllando così la diffusione del patogeno. Ma quello che abbiamo imparato finora ci dice che la storia di Covid-19 non è così semplice.
Secondo uno studio pubblicato sull'American Journal of Kidney Diseases, il danno renale acuto nei pazienti ospedalizzati con Covid-19 è associato a un rischio significativamente più elevato di morte durante il ricovero. Lo studio ha valutato la sopravvivenza e gli esiti renali in 9.657 pazienti adulti ricoverati con Covid-19 in 13 ospedali nell’area di New York tra il 1 marzo 2020 e il 27 aprile 2020.
Nei pazienti che hanno contratto una forma non grave di Covid-19 la quantità di anticorpi si riduce della metà dopo un mese. Analogo fenomeno è stato osservato anche con il plasma terapeutico. Lo rivela uno studio condotto all’Istituto Europeo di Oncologia. Questo rapido declino degli anticorpi deve essere confermato da studi più ampi e di lungo periodo, avvertono i ricercatori, ma allo stato attuale suggerisce che chi ha già contratto il virus non deve abbassare la guardia, ma continuare ad adottare le misure di riduzione di rischio individuale di contagio.
Le particelle fini, caratterizzate dal loro diametro aerodinamico pari o inferiore a 2.5 micrometri e designate con l'abbreviazione PM2.5 sono state associate a molte patologie cardiovascolari e polmonari. Sono considerate un importante fattore di rischio per la salute e secondo l'OMS uccidono più di quattro milioni di persone all'anno. L'esposizione cronica al particolato è quindi un fattore di eccesso di mortalità, ma, mentre le notizie quotidiane ci ricordano costantemente gli effetti nocivi dell'inquinamento atmosferico, non si sa ancora tutto sulla loro pericolosità.
È stato presentato all’Istituto Superiore di Sanità il volume sui numeri delle neoplasie, frutto della collaborazione tra AIOM, AIRTUM, Fondazione AIOM, PASSI, PASSI d’Argento e SIAPEC-IAP. I nuovi casi del 2020 sono 377mila, aumentati soprattutto nelle donne. Cresce l’incidenza di melanoma e pancreas in entrambi i sessi ed è evidente l’efficacia dello screening colo-rettale anche sulla sopravvivenza.
Si stima che l’asma grave sia responsabile del consumo di circa il 50% delle risorse dedicate all’asma e che tra i circa 300.000 asmatici gravi italiani più dell’80% soffra di altre comorbidità. Sono questi i dati da cui parte la campagna di sensibilizzazione “Dottore ho l’asma. È grave?” promossa da AAIITO, patrocinata da Federasma ed Allergie Onlus, in collaborazione con l’Associazione Asma Grave e Respiriamo insieme.
È stato pubblicato su Neurological Sciences uno studio dell'Università di Padova che mette in luce, per la prima volta, come l'infezione da SARS-CoV-2 può manifestarsi non solo tramite segni respiratori o sintomi mentali generalizzati, ma anche con segni neuropsicologici altamente specifici come l’agrafia e l’afasia di conduzione.