L'isolamento sociale è un fattore di mortalità prematura e morbilità, in particolare per cause cardiovascolari. Sul fronte opposto sono disponibili numerosi studi che suggeriscono come le interazioni sociali multiple proteggono i soggetti dalla depressione e dal declino cognitivo legato all'età. Pertanto, l'isolamento sociale può essere paragonabile a un fattore di rischio che merita di essere ricercato nell’anamnesi di un paziente, alla stessa stregua della presenza di obesità, stile di vita sedentario o fumo, in quanto come questi è in una certa misura modificabile.
I bambini di madri che fumano durante la gravidanza sembrano avere un lieve aumento del rischio di fratture durante il primo anno di vita, rivela uno studio svedese pubblicato su BMJ. Fortunatamente i risultati non evidenziano alcun effetto duraturo sul rischio di fratture più in là durante l'infanzia e fino alla prima età adulta, un dato che sembra suggerire che il fumo in gravidanza ha solo un'influenza a breve termine sulla salute delle ossa.
È solo a seguito di una diagnosi di un altro problema psichico che la maggior parte degli adulti scopre di essere affetto anche da Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD). Una sorta di circolo vizioso: il 16% dei pazienti con età superiore a 18 anni con un’altra patologia mentale ha anche un ADHD non diagnosticato e il disturbo stesso favorisce la comparsa di disturbi d’ansia, depressione e abuso di sostanze.
Un parametro importante in un’epidemia di una malattia infettiva è il cosiddetto R0 ovvero il “numero di riproduzione di base” che rappresenta il numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun individuo infetto in una popolazione completamente suscettibile cioè mai venuta a contatto con il nuovo patogeno emergente. Questo parametro misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva.
Sulla base di tutti i casi di COVID-19 confermati, sospetti e casi asintomatici in Cina a partire dall'11 febbraio, un articolo del CCDC cinese pubblicato sul Chinese Journal of Epidemiology ha scoperto che il rischio di morte aumenta con l'età, che è maggiore nel genere maschile e che la presenza di comorbilità influisce sulla probabilità di decesso a seguito dell’infezione.