Un recente studio italiano ha evidenziato che la presenza di patologie neurologiche pregresse si associa sin dall’esordio a forme più gravi di Covid-19. I risultati hanno un rilevante significato in termini di salute pubblica poiché indicano che questi pazienti, soprattutto quando le patologie sono su base vascolare o degenerativa, devono essere attentamente sorvegliati.
L'American Academy of Sleep Medicine ha rilasciato un position statement nel quale si chiede l'eliminazione dell'ora legale, che favorirebbe l’insorgenza di conseguenze pericolose per la salute, se non addirittura fatali. Per il bene della salute pubblica, la comunità scientifica deve impegnarsi per garantire il passaggio a un ora standard permanente, ha commentato Nathaniel P. Watson, presidente dell'American Academy of Sleep Medicine.
Alcuni recenti dati sembrano suggerire che i bambini possono eliminare il virus SARS-CoV-2 anche se non sviluppano mai sintomi o per molto tempo dopo la scomparsa dei sintomi. Tuttavia sono ancora molte le domande in attesa di risposta sul ruolo della popolazione pediatrica come vettore della malattia.
Bisogna ora aggiungere l’enantema, ovvero un'eruzione cutanea localizzata alle mucose all'elenco sempre più lungo di sintomi che i pazienti ammalati di COVID-19 possono presentare. In particolare un gruppo di ricercatori spagnoli ha rilevato, in un piccolo gruppo di pazienti, la presenza di enantema orale in aggiunta all'eruzione cutanea esterna, che sembrava comparire circa 2 settimane dopo l'insorgenza dei sintomi.
È stato confermato il primo caso di reinfezione da SARS-CoV-2 e le differenze riscontrate nella sequenza genomica del virus confermano che non si tratta semplicemente di un'infezione prolungata. Il paziente è un uomo di 33 anni che potrebbe rappresentare il primo caso confermato di reinfezione.
In occasione dell’annuale congresso la Società Europea di Cardiologia (ESC) ha pubblicato le linee guida per il trattamento della sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST che riassumono e valutano le prove disponibili con l'obiettivo di assistere gli operatori sanitari nel proporre le migliori strategie di gestione per un singolo paziente con una determinata condizione, con l'obiettivo di facilitare il processo decisionale degli operatori sanitari nella loro pratica quotidiana. Fermo restando tuttavia che le decisioni finali riguardanti un singolo paziente devono essere prese dal professionista sanitario responsabile, in consultazione con il paziente e il caregiver, se del caso.
L’ipertensione arteriosa è nota essere uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari ed è per tale motivo che rappresenta una sfida importante in ambito sanitario sia nei paesi economicamente sviluppati sia in quelli in via di sviluppo. Se l’aderenza del paziente al trattamento farmacologico, elemento di fondamentale importanza nel successo dell’intervento terapeutico, non è ottimale può essere a causa di moltplici fattori, legati al paziente, al sistema sanitario, all’ambiente e anche all’inerzia del medico.