"Bisogna modificare il tetto di spesa per il personale e investire nel Ssn per continuare a garantirne l'universalità, l'eguaglianza e l'equità". Questa in sintesi è l'istanza lanciata dal presidente della FNOMCeO in audizione al Senato, presso le Commissioni riunite I (Affari Costituzionali) e V (Bilancio) dopo aver messo sotto la lente di ingrandimento i provvedimenti contenuti nel “Milleproroghe”: dalla ricetta elettronica all’ECM, dall’impiego dei laureati e degli specializzandi per far fronte alla carenza di specialisti a quello, in deroga al riconoscimento titoli, dei medici stranieri.
"La Medicina Generale, la prima linea di cura per i cittadini, soffre di una grave carenza di medici che in alcune aree del Paese sono pochissimi. Se oggi siamo dinnanzi ad una situazione che appare critica - sottolinea il Consiglio nazionale Smi, svoltosi di recente - cosa accadrà nei prossimi anni quando non si riuscirà a rimpiazzare i tanti medici che andranno in pensione? Nessun governo negli ultimi 10 anni ha risposto a questa domanda". A rendere la situazione ancor più complicata per Smi c'è stata è c'è l’assenza di qualsiasi ipotesi di una ridefinizione della formazione dei Mmg, con l’istituzione di una scuola di specializzazione universitaria, e del loro rapporto con il Ssn.
In merito alle aggressioni avvenute a Udine in un presidio di guardia medica ai danni di due dottoresse: “Ci sono forti responsabiltà delle strutture sanitarie, perché non applicano le attuali normative sulla sicurezza nel lavoro, e omissioni legislative sull’applicazione della nuova legge contro la violenza sui medici, approvata poco prima della pandemia". Queste sono alcune delle riflessioni dibattute nel corso della trasmissione televisiva 'La nostra Sanita’ su FimmgLaziotv, andata in onda di recente. Nel frattempo una delle dottoresse aggredite ha deciso di rinunciare all'incarico e di lasciare la continuità assistenziale.
"I medici devono fare i medici - ha dichiarato Cristina Patrizi, segretario dell'OMCeO di Roma - ovvero prendersi cura dei pazienti, visitarli, ascoltarli. Tutto ciò è reso difficilissimo da centinaia di compiti prettamente burocratici quasi fosse un percorso a ostacoli, artatamente messo lì di proposito. I medici risultano dunque ostacolati nel proprio lavoro e quelli più esposti a questa iattura sono i medici di famiglia".
A manifestare la propria contrarietà è lo Snami regionale e nazionale secondo cui l'accordo con i medici di famiglia che prevede, tra l'altro, l'apertura dello studio del medico di assistenza primaria nelle giornate di sabato, domenica e festivi, seppur su base volontaria, "sa di autentica beffa" perché non c'è stata alcuna vera concertazione e la firma apposta da altre sigle sindacali per Snami "è un vero affronto a tutti i medici di medicina generale".
"Quasi 2 milioni di cittadini sono senza medico di famiglia, ma le Regioni vogliono impedire a più di 5.000 medici di assumere gli incarichi per un errore interpretativo". Questa la denucia della Segretaria Nazionale della Fimmg Formazione che precisa: "Alcune Regioni hanno deciso di impedire ai medici in formazione di assumere incarichi provvisori e di sostituzione di medicina generale, impedendo a questi medici di mantenere gli incarichi e di riconoscerli come parte del percorso formativo".
Sulle Case di Comunità c'è forse un'inaspettata corrispondenza "d'amorosi sensi" tra gli esponenti sindacali e professionali dei medici delle cure primarie e la cosiddettà 'base'. La bocciatura è unanime e a confermarla ci sono anche i risultati di un sondaggio del Movimento Cinque Stelle sulla riforma Moratti che ha coinvolto i medici meneghini, le cui risposte hanno travalicato i limiti territoriali, delineando i dubbi, sempre più coriacei, sul fatto che le CdC possano essere la risposta appropriata all'esigenza di prossimità e capillarità dell'assistenza territoriale. Le perplessità evidenziate nel sondaggio sulla reale funzionalità delle CdC infatti trovano una certa analogia con quanto dichiarato da Claudio Cricelli, presidente della Simg, in una recente intervista.