Lo chiede a gran voce il Segretario Nazionale di Fimmg CA, Tommasa Maio, in una nota inviata a tutti i direttori generali delle Asl d’Italia. Il riferimento è al DL Enti Pubblici e precisamente alla norma in esso contenuta che prevede fino al 2026 la possibilità per i medici del ruolo unico di assistenza primaria con incarico a quota oraria di 24 ore settimanali di avere in carico fino a 1.000 assistiti. Per Maio la mancata applicazione della disposizione normativa, configurerebbe un grave vulnus nei confronti dei cittadini/pazienti.
Una domanda legittima, viste le dichiarazioni che si sono succedute dopo la lettera a firma del segretario provinciale della Fimmg di Ferrara, indirizzata a duecento colleghi e all’azienda sanitaria cittadina, in cui si accusano gli infermieri di famiglia e di comunità (IFeC), sulla 'base di segnalazioni', di ingerenze indebite, "di giocare a fare i dottori". La controversia è montata a dismisura al punto che c'è stato l'intervento di Francesco Levato referente del Distretto e del Dipartimento cure primarie dell’Asl di Ferrara e componente del direttivo della Fimmg.
Botta e risposta tra Cimest, Fofi e Federfarma sulla proposta per abbattere le liste d'attesa del Sottosegretario alla Salute, cioè di dare la possibilità alle farmacie di erogare prestazioni specialistiche in convenzione. Per Cimest "non si possono trasformare i farmacisti in medici specialisti". Fofi ribatte e ribadisce che la sanità di prossimità non può fare a meno dei farmacisti all'interno della rete dell'assistenza territoriale. Sulla stessa lunghezza d'onda Federfarma.
A chiederlo è Pina Onotri, segretario generale Smi, che contesta la scelta della parte pubblica di prevedere per il rinnovo del contratto della dirigenza sanitaria, per il triennio 2019/2021, aumenti stipendiali del 4,5% a fronte di una inflazione del 12%. "Il Governo e il Parlamento, per di più - precisa Onotri - sono ancora in tempo per ulteriori misure a favore dei dipendenti del Ssn, prevedendo nella Delega Fiscale, in discussione a Montecitorio, norme che defiscalizzano il lavoro della dirigenza sanitaria".
Assimefac, in una nota stampa, risponde ai dubbi sollevati da alcuni colleghi sulla eventualità che una scuola di specializzazione universitaria in medicina di famiglia porti alla 'teorizzazione' di una branca medica ove la pratica è indispensabile. Al riguardo ricorda che "non esistono specializzazioni teoriche" e che "l’intento di una scuola di specializzazione non è quello di dare solo una formazione teorica, certamente utile, ma non sufficiente a formare alcuno specialista e quindi nemmeno quello in medicina di famiglia".
Questa è l’esortazione di un gruppo di medici di famiglia di più parti d’Italia, iscritti a diversi sindacati, esplicitata in una lettera aperta inviata al Ministro della Salute. I firmatari della missiva esprimono il desiderio di entrare a far parte a pieno titolo del Ssn e non restarne ai margini, di fare vero gatekeeping, liberandosi del ricatto della quota capitaria. Chiedono un profondo cambiamento dell’assetto, non solo contrattuale, delle cure territoriali e auspicano che la “loro voce”, che non può avere al momento rappresentanza nelle sedi istituzionali, venga ascoltata e presa seriamente in considerazione.
Su 100 denunce che si fanno contro i medici solo 3 si concludono con la condanna. Una realtà preoccupante che alimenta sempre più il dibattitito sulla depenalizzazione della colpa medica, auspicata dal Ministro della Salute. Tale problematica è stata al centro dell'incontro, svoltosi a Milano, tra l'OMCeO di Milano e il prof. Adelchi d’Ippolito, coordinatore della Commissione Nazionale per lo studio e l'approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica, atta a rivedere la Legge Gelli-Bianco. Si tratta del primo di una serie di incontri e di confronto con gli Ordini dei Medici sul territorio, con le assicurazioni e le associazioni dei pazienti.