Lo è sicuramente per Snami. Secondo il sindacato la medicina generale sta vivendo l’ennesima crisi annunciata, il cui esito era chiaro da oltre un decennio. L’attuale modello organizzativo, basato sul ruolo unico introdotto con la legge del 2012, ha progressivamente eroso la possibilità di conciliare l’attività a ciclo di scelta con altre forme di assistenza sul territorio, portando oggi alla paralisi delle Case di Comunità.
“Serve una riforma che rafforzi il ruolo del medico di famiglia e assicuri ai cittadini un servizio efficiente e accessibile, senza soluzioni che penalizzino il territorio. La medicina generale deve ripensare se stessa. Non è la natura del rapporto di lavoro il vero problema, ma la necessità di un sistema più flessibile, capace di rispondere alle esigenze dei medici e dei cittadini” – ha dichiarato Angelo Testa, presidente Snami. Il sindacato propone un nuovo modello organizzativo, ispirato a quello degli specialisti ambulatoriali, che garantisca maggiore libertà di scelta e un’organizzazione più efficiente.
Per il segretario generale della Fimmg, Silvestro Scotti, la posizione assunta dal presidente del Consiglio, durante il vertice con le Regioni, di dare una pausa alla discussione sulla dipendenza dei Mmg è un ottimo segnale: "Le polemiche di questi giorni ci preoccupano molto, non per il nostro interesse - come qualcuno vuole sostenere - piuttosto perché si sta creando confusione sul futuro dei medici che ancora vogliano scegliere quest’area professionale".
La riforma dei medici di famiglia non risolve i problemi esistenti e ne crea di nuovi. A pensarla così l'Istituto Bruno Leoni secondo cui alla base della riforma c'è la convinzione che "l’impossibilità di fornire adeguata assistenza ai pazienti derivi dal modo in cui sono regolati i rapporti tra medici e Ssn" e che quindi, modificandoli, "improvvisamente tutto si aggiusterà". Per l'Istituto si tratta di una lettura, ingenua perché, in primis, ci sono problemi che non possono essere affrontati con una mera transizione formale da un modello libero-professionale a uno di lavoro subordinato: carenza di medici, non solo di Mmg e di infermieri di famiglia; eccessiva burocrazia; assegnazione al comparto di obiettivi di salute chiari e definiti.
Stremati e delusi: il 76% dei medici ospedalieri ritiene che il Ssn sia peggiorato ed il 58% pensa che il proprio lavoro abbia subito dei cambiamenti negativi. Tra le cause principali dell'insoddisfazione rientrano le condizioni in cui i medici sono costretti a lavorare, spesso a causa della carenza di personale: il 72% lavora più di 38 ore a settimana, il 38% ha più di 50 giorni di ferie accumulati. Malgrado ciò, il 69% risceglierebbe la propria professione. Questi alcuni dei dati, tra i più significativi, che emergono da un sondaggio promosso dal sindacato Federazione Cimo-Fesmed che ha dato vita al dossier: “Dimenticati – Ritratto dei medici ospedalieri a cinque anni dall’inizio dell’emergenza Covid-19”.
"Prima di discutere dello status giuridico del Mmg, toccherebbe rendere edotta la popolazione sul tipo di assistenza che si vuole offrire. Un servizio di capillarità e prossimità come erogano gli attuali studi dei Mg non può prescindere dalla possibilità che viene data al cittadino di affidarsi ad un medico di sua fiducia. Se si vuole, in alternativa, offrire un’assistenza in una struttura territoriale che funzioni h. 24 e che offre servizi vari, oltre l‘assistenza di base, bisogna far presente che non è la cura che si fa prossima al cittadino, ma il cittadino che deve recarsi nel luogo di cura". Così l’Ufficio Stampa Nazionale Smi rende pubblica una nota di donne medico dirigenti nazionali, regionali e provinciali del sindacato.
Leonida Iannantuoni, presidente di Assimefac, contesta il recente Dataroom di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera: "Medici di famiglia, ecco il documento riservato che porta a una svolta epocale", segnala alcune imprecisioni rilevate nell'articolo e ricorda che dal 2002 il Wonca Europe ha ‘pensionato’ definitivamente il termine di medico di base sostituendolo con medici di medicina generale e/o di famiglia.