La Medicina di famiglia è il primo presidio di salute nei territori montani, ma senza risorse adeguate rischia di diventare un servizio residuale. È questo il messaggio emerso con forza a Borgo San Dalmazzo (CN), dove Fimmg e Uncem hanno presentato il 'Rapporto Montagne Italia', evidenziando il ruolo strategico dei medici di medicina generale nel ripopolamento delle valli.
Con l’abrogazione delle Note 2, 4 e 41, l’Agenzia Italiana del Farmaco elimina limitazioni prescrittive per farmaci epatici e contro il dolore neuropatico, riclassifica come non rimborsabili quelli a base di calcitonina. Un intervento tecnico che ha ricadute immediate sulla pratica medica e sull’accessibilità terapeutica. Soddisfazione da parte della Fimmg: "Un passo concreto verso la sburocratizzazione".
Secondo le ultime rilevazioni Eurostat, il 3,6% della popolazione europea ha scelto di non accedere a trattamenti sanitari necessari, a causa di ostacoli economici, tempi di attesa e difficoltà logistiche. Il dato è ancora più allarmante se si osservano le differenze tra Paesi: in Grecia, ad esempio, la percentuale di rinunce supera il 21%, mentre in Finlandia e Estonia si attesta rispettivamente al 12,4% e all’11,2%. In Italia nel 2024, sono circa 1,4 milioni le persone che hanno rinunciato alle cure.
Le dichiarazioni del Ministro della Salute, rilasciate in più occasioni, hanno acceso il dibattito tra le principali sigle sindacali del settore sanitario. L’annuncio di un incremento di 6 miliardi del Fsn per il prossimo anno, destinato ad assunzioni, prevenzione e salute mentale, è stato accolto con favore. Ma è la proposta di “escludere i dipendenti della sanità dal perimetro contrattuale della Pubblica Amministrazione” a sollevare le critiche più accese.
A undici mesi dalla scadenza finale, la Fondazione Gimbe ha lanciato un allarme sullo stato di attuazione degli obiettivi. Nonostante il rispetto formale delle scadenze e l’erogazione delle rate europee, la spesa effettiva delle risorse e l’avanzamento reale dei progetti procedono con lentezza e con forti diseguaglianze territoriali, rischiando così di sprecare risorse e di lasciare incompiuta la riforma più ambiziosa della sanità italiana degli ultimi decenni.