In una lettera inviata ai ministri Schillaci e Foti, le Regioni e le Province autonome chiedono al Governo di garantire la continuità degli interventi sanitari già avviati, chiarire i requisiti minimi richiesti dall’Ue e rivedere le tempistiche di attuazione. Al centro della richiesta anche il Dm 77/2022 per il quale sollecitano una sua applicazione graduale, evitando l’imposizione di standard uniformi ritenuti irrealizzabili in alcuni territori e coerente con le risorse umane realmente reperibili sul territorio e sulla disponibilità effettiva di personale sanitario.
La Conferenza Stato-Regioni ha approvato il decreto, frutto della collaborazione tra Ministero della Salute, Mef e Presidenza del Consiglio, che definisce regole operative, responsabilità istituzionali e criteri di sicurezza per l’avvio di servizi sanitari a distanza su scala nazionale. L’obiettivo è garantire prestazioni omogenee, accessibili e tracciabili, valorizzando il ruolo delle infrastrutture regionali e integrando i dati nel Fascicolo sanitario elettronico, segnando così il passaggio definitivo della telemedicina da sperimentazione locale a servizio strutturale del Ssn.
Con l’approvazione delle Linee di indirizzo da parte della Conferenza Stato-Regioni, si delinea il nuovo assetto della medicina territoriale, centrato sulle Case di Comunità e sul ruolo unico di assistenza primaria. Ma senza l’emanazione dell’Atto di Indirizzo nazionale sulla Medicina generale, il quadro resta incompleto: una cornice senza contenuto. Tra i Mmg, il documento però ha riacceso il timore di una trasformazione in senso subordinato e di una progressiva erosione dell’autonomia professionale.
In vista dell’avvio dei lavori sulla Legge di Bilancio 2026, la Fondazione Gimbe mette nero su bianco il declino del finanziamento pubblico per la sanità italiana. l’Italia è in coda alle classifiche internazionali per investimenti pubblici in sanità: solo il 6,3% del Pil, ultima nel G7 per spesa pro-capite e un divario di 43 miliardi rispetto all’Europa. "Serve un patto politico per rifinanziare il Ssn e restituirgli forza e dignità, perché se non investiamo sulla salute, pagheremo tutto con gli interessi in: disuguaglianze, malattia, impoverimento e perdita di futuro” ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione.
La prossima pandemia non è una questione di “se”, ma di “quando”. Il monito dell’Oms e i dati del Joint research centre (Jrc) della Commissione Europea convergono su un punto: il rischio pandemico è reale, crescente e alimentato da fattori ambientali, sociali e biologici. In questo scenario, i presìdi sanitari locali e i professionisti della salute pubblica assumono un ruolo strategico.