La crisi profonda che attraversa la sanità pubblica, in preda a carenze di risorse umane ed economiche, ha spinto le Organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria a fare fronte comune chiedendo alle forze politiche impegnate nella campagna elettorale un chiaro impegno in difesa del loro lavoro e del loro ruolo a garanzia di un diritto costituzionale dei cittadini.
"Sì alla proposta Fiaso di uno stanziamento dell’8% del Pil e a soluzioni temporanee per la carenza del personale. Ci metterebbe in condizione di offrire risposte concrete agli attuali e ai futuri problemi con i quali ci dovremo confrontare e ci porterebbe a livelli di spesa in linea con gli altri Paesi europei più avanzati". A sostenere ciò il segretario generale della Fimmg, Silvestro Scotti. Sulla stessa lunghezza d'onda la FNOMCeO che chiede di vincolare tale stanziamento "per investire sul personale dipendente e convenzionato e per ottimizzare la programmazione”.
Questo è l’appello lanciato dal presidente della Fadoi, Dario Manfellotto e dal presidente della Simi, Giorgio Sesti. Le due società scientifiche hanno stilato un elenco delle principali azioni che la politica dovrebbere intraprendere per arginare il rischio della scomparsa del Ssn in cui si sottolinea la necessità di nuovi investimenti e risorse: "Il Ssn ha ancora un estremo bisogno di risorse e riforme per fermare il suo declino. Per questo occorre incrementare il Fondo sanitario e affrontare la carenza di personale".
È quanto evidenzia la Fondazione Gimbe dopo aver analizzato tutte le proposte di coalizioni e schieramenti relative a sanità e ricerca biomedica pubblicate sul sito del Ministero dell’Interno. I programmi dei partiti risulterebbero accomunati da una mancanza di visione di sistema, dall’assenza di una valutazione dell’impatto economico delle proposte. Inoltre, la gestione della pandemia e della campagna vaccinale rimangono ai margini delle proposte, che non contemplano alcun piano di prevenzione.
Dopo il disastro della Marmolada, ISDE ritiene indispensabile che gli interventi per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina siano limitati alla manutenzione di infrastrutture esistenti e che nessuna nuova opera sia realizzata, facendo prevalere una prospettiva di ripensamento della fruizione, del valore e della conservazione della montagna.