La Legge Delega per gli Anziani, accolta da pareri favorevoli per il suo impianto organico di integrazione tra sociale e sanitario, mostra alcuni aspetti critici, tra cui la non previsione di risorse aggiuntive. Ma a preoccupare di più è il rischio che il Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (SNAA), così come concepito dalla norma, possa creare un sistema separato, esterno o parallelo al Ssn o ai Servizi Sociali. Contro questa eventualità si è mobilitato il Coordinamento per il diritto alla sanità per le persone anziane malate e non autosufficienti dando vita a una petizione popolare contro il Ddl e a presidi davanti alle Prefetture di Milano, Torino, Bologna, Firenze, Roma e Napoli.
Esaurite le risorse messe a disposizione dal Pnrr, serviranno oltre 1,2 mld per far funzionare l'assistenza domiciliare e si dovranno reperire 239 milioni per il personale degli Ospedali di Comunità. Questo è, in sintesi, quanto sottolinea l’Ufficio Parlamentare di Bilancio nel Focus n.2/2023: “L’assistenza sanitaria territoriale: una sfida per il Ssn” in cui sono analizzate alcune delle principali criticità del futuro assetto dell'assistenza territoriale. Tra queste si annovera anche il nodo del coinvolgimento dei medici di famiglia che richiederebbe una chiara regolazione delle forme e dei modi della loro partecipazione alle varie strutture (CdC ecc.) e una revisione dei percorsi formativi.
A sottolineare ciò il ministro della Salute, Orazio Schillaci che, in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di Coronavirus, ha dichiarato: "Terminata l'emergenza è il momento di guardare al domani e di rilanciare la sanità, perché la pandemia ha fatto emergere le fragilità accanto alle capacità di risposta. Bisogna rendere la sanità pubblica più attrattiva e puntare sul potenziamento della medicina territoriale, anche attraverso un rafforzamento del ruolo del medico di famiglia e delle altre figure professionali sul territorio, come gli infermieri di famiglia e i farmacisti".
Nel 2020 la pandemia ha frenato la migrazione sanitaria interregionale, ma il suo valore in termini economici resta alto: 3,33 miliardi. Il denaro scorre dal Sud verso il Nord, più precisamente verso le Regioni che hanno già sottoscritto i pre-accordi con il Governo per la richiesta di maggiori autonomie. Oltre la metà è finito nelle casse delle strutture private. A evidenziare ciò è il Report dell'Osservatorio della Fondazione Gimbe 2/2023 sulla mobilità sanitaria interregionale nel 2020.
I tempi di attesa in relazione alla tipologia di richiesta effettuata (urgente breve differita o programmata) nella Regione Lazio non sono rispettati nel 91% dei casi. Questo è il dato che emerge da un sondaggio effettuato dal Centro Studi Fimmg Roma che ha coinvolto 124 Mmg pari a 165 mila cittadini assisiti. "Il non rispetto delle indicazioni di legge - ricorda Fimmg-Roma - comporta che nel 77% dei casi il paziente si rivolge autonomamente a strutture private a pagamento".