Si è chiuso di recente a Milano il 46° congresso nazionale della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise), che ha posto al centro dei lavori la collaborazione tra bioingegneri e cardiologi. Il "matrimonio" tra queste due discipline sta rivoluzionando la lotta alle malattie cardiovascolari, rendendo gli interventi più efficaci e precisi e migliorando drasticamente la prognosi e la qualità della vita dei pazienti.
Il recente congresso Easd è stato lo scenario che ha visto la presentazione dei risultati principali dello studio Surpass-Cvot, uno studio che ha confrontato tirzepatide e dulaglutide in soggetti adulti affetti da diabete mellito di tipo 2 e malattia cardiovascolare aterosclerotica conclamata. I dati hanno confermato la non inferiorità di tirzepatide rispetto al confronto, rafforzandone il valore di opzione terapeutica solida e innovativa per i suoi vantaggi clinici di prevenzione cardiovascolare, associati a benefici sistemici.
Al congresso Easd 2025 di Vienna, dove ha partecipato anche la Società Italiana di Diabetologia, uno dei temi più discussi è stato quello delle nuove terapie per il diabete di tipo 2: soluzioni innovative che promettono di migliorare la vita di milioni di pazienti. "È stato un congresso che ha proposto diverse novità e assistiamo a una notevole estensione nello sviluppo di farmaci" ha dichiarato il Prof. Riccardo Bonadonna, Presidente Eletto Sid.
Il benessere dei medici è costantemente sotto pressione, alimentato da stress acuto e cronico, traumi psicologici, dilemmi etici ed esperienze negative. Questa crisi non impatta solo gli operatori sanitari, ma si ripercuote gravemente sui loro pazienti e sull'intero sistema sanitario. Una recente revisione pubblicata sul New England Journal of Medicine riassume il problema, offrendo contromisure efficaci e suggerimenti per future misure attuabili da cliniche, organizzazioni e responsabili politici.
Recenti risultati dimostrano il potenziale terapeutico dell'atorvastatina nel migliorare l'efficacia delle terapie attuali. Il team di ricerca sta ora pianificando di validare questi risultati negli studi clinici: se avranno successo questo approccio potrebbe offrire una nuova speranza e migliorare gli esiti di sopravvivenza per i pazienti.
Recenti studi randomizzati e una meta-analisi hanno sollevato nuove domande sull'uso routinario dei beta-bloccanti dopo Ima in pazienti con Lvef di almeno il 40%. Se è buona pratica continuare a offrire beta-bloccanti dopo Im, è però ragionevole rivalutare se mantenerli dopo che la situazione si è stabilizzata o circa 4-6 settimane dopo l'evento.
Eli Lilly and Company ha annunciato i risultati dettagliati dello studio di Fase 3 Attain-1, che ha studiato orforglipron, un agonista recettoriale del peptide-1 simile al glucagone (Glp-1) orale in fase di sperimentazione. A 72 settimane, tutte e tre le dosi (6 mg, 12 mg e 36 mg) di orforglipron hanno raggiunto sia l'endpoint primario che quelli secondario. I risultati dello studio sono stati presentati all’Annual Meeting 2025 della European Association for the Study of Diabetes (Easd) e pubblicati simultaneamente sul New England Journal of Medicine.