Gli onconauti sono coloro che hanno avuto una diagnosi di tumore e che, una volta terminata la fase acuta delle terapie, iniziano un lungo percorso verso una condizione di cronicità. In questo cammino, in questa “navigazione”, le persone si trovano ad affrontare diverse criticità, sia di salute che lavorative che relazionali, e riuscire a gestirle nella maniera più serena possibile può fare la differenza.
La calcolosi renale recidivante richiede una valutazione diagnostica su più ambiti. Sicuramente quello ematico e delle urine ma, a seguire, è opportuna anche un'analisi genetica attraverso l'identificazione di mutazioni di singoli geni che hanno una correlazione nota con determinate patologie oppure una alterazione poligenica e a quel punto configurare il quadro di una suscettibilità per una malattia calcolotica su base genetica.
La storia dei farmaci a RNA ha più di 50 anni. Già dagli anni 70 sono sempre stati visti come composti con grandissime potenzialità, ma l’approccio è sempre stato di cautela. La prof.ssa Adriana Maggi ha raccontato per M.D, il percorso di conoscenze degli ultimi decenni, le attuali applicazione e le potenzialità, con un focus particolare sul ruolo dell’Università di Milano nella ricerca in ambito farmacologico su queste molecole.
La malattia renale cronica è silenziosa e quando il nefrologo se ne accorge spesso è già a uno stadio avanzato. L'approccio multidisciplinare è fondamentale e la medicina generale è preziosa nel monitorare la salute del rene attraverso semplici esami di sangue e urine.
/>L’infezione da virus dell’epatite Delta (HDV) è sostenuta da un piccolo virus a RNA “difettivo” che utilizza l’HBsAg come involucro esterno, l’antigene di superficie del virus HBV. Per questo motivo, i soggetti HDV positivi sono anche HBV positivi. Si ritiene che nel mondo ci siano 10 milioni di soggetti affetti e che circa il 10% di coloro con epatite B abbiano anche la Delta, sebbene in tanti non ne siano consapevoli. In Italia si stima che siano affetti da HDV circa 10mila persone.
no studio del Centro Cardiologico Monzino e Università Statale di Milano, pubblicato su Journal of American College of Cardiology Basic to Translational Science (JACC BTS), spiega per la prima volta il meccanismo fisiopatologico che correla l’emicrania con aura al difetto cardiaco congenito del Forame Ovale Pervio (PFO), confermando inoltre i dati già noti di regressione delle crisi emicraniche in circa il 70% dei casi a seguito dell’intervento percutaneo di chiusura del forame ovale.