Tutti sanno che l’attività fisica ha diversi benefici per la salute, dalla riduzione della mortalità e della depressione, al miglioramento della salute dell’osso e della qualità del sonno. Quello che non si sa è che, dagli ultimi studi, non sembrano necessari, come da tempo è noto, almeno 150 minuti di attività fisica moderata alla settimana, o 75 min di attività vigorosa, ma è sufficiente molto meno.
Sono diverse le applicazioni dell’intelligenza artificiale in medicina. In ambito cardiologico riguardano per ora soprattutto la diagnostica per immagini, l’uso dell’Ecg e la predizione del rischio, ma tra potenzialità e criticità non bisogna dimenticare che il medico svolge sempre un ruolo indispensabile.
Un’ampia review pubblicata su European Heart Journal prende in esame i fattori di rischio cardiovascolare del terzo millennio, che si aggiungono a quelli già noti (colesterolo, diabete, ipertensione, fumo).
In seguito all’approvazione dell’articolo 10 del DDL Concorrenza che prevede l’innalzamento dell’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza (CEMRF) da 6 a 15 V/m(volt/metro), l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (ISDE), principale associazione italiana di medici che si occupano della correlazione tra fattori ambientali e salute umana, esprime le proprie preoccupazioni.
Fino a qualche anno fa, il paziente con ictus veniva semplicemente assistito, cercando di fare il possibile per “raccogliere i cocci”. Oggi, è possibile ricanalizzare in acuto i vasi occlusi, con risultati clinici clamorosi, a fronte tuttavia di una profonda riorganizzazione della neurologia e della neuroradiologia, che è tuttora in corso.
Concentrazioni sieriche insufficienti di 25(OH)D3 sono frequenti e associate a esiti sfavorevoli nel corso di molte malattie muscoloscheletriche reumatiche autoimmuni (Rmd), tra cui l'artrite reumatoide, l'artrite psoriasica, il lupus sistemico eritematoso e la sindrome di Sjögren'.